mercoledì 11 maggio 2016
Quindicenne scopre città Maya, la Nasa lo premia
giovedì 5 maggio 2016
SCUOLE E METODI CHE STANNO INNOVANDO IL PANORAMA DELLA SCUOLA ITALIANA!
I VULCANI DI MARTE
Visti gli antichi vulcani di Marte, diranno se c'è stata vita
Immagini ottenute da satellite Mro della Nasa
Per la prima volta sono stati visti gli antichissimi vulcani di Marte, preziosi per capire se in passato il pianeta ha avuto un ambiente in grado di ospitare forme di vita. Le immagini sono state ottenute dal satellite Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) della Nasa, nell'orbita marziana dal 2006.
I vulcani si trovano nella regione montuosa chiamata Sisyphi Montes, nell'emisfero meridionale del pianeta, a circa 1.600 chilometri dal Polo Sud. Dimostrano che in passato la regione era ricoperta di ghiaccio perché nell'area sono stati individuati gli stessi minerali, come zeoliti, solfati e argille, che sulla Terra si sono formati nelle zone polari per effetto dell'attività vulcanica.
Secondo i ricercatori i dati potranno aiutare a capire se in passato su Marte c'è stata una combinazione di calore e umidità tale da creare condizioni favorevoli alla comparsa della vita.
''Le rocce raccontano storie. Il loro studio può mostrare come si è formato un vulcano o come è cambiato nel corso del tempo'', ha detto il coordinatore della ricerca, Sheridan Ackiss, della Purdue University. ''Ho cercato di capire – ha aggiunto - quale storia ci potevano raccontare le rocce di questi vulcani''.
Secondo i ricercatori la scoperta sarebbe stata impossibile senza l'alta risoluzione (18 metri per pixel) dello spettrometro Crism (Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer) a bordo del veicolo. Le immagini ad altissima risoluzione hanno infatti permesso di individuare i minerali lasciati dalle antiche eruzioni.
I dati hanno inoltre confermato che le strutture a forma di cupola che costellano la regione sono antichi vulcani simili a quelli che sulla Terra sono sepolti sotto i ghiacci e che, durante le eruzioni, generano una colonna di vapore capace di perforare il ghiaccio e sollevare colonne di ceneri e gas nell'atmosfera, come è accaduto nel 2010 in Islanda, con l'eruzione del vulcano Eyjafjallajökull. Credit ANSA
martedì 3 maggio 2016
I MAMMIFERI ESISTONO DA 250 MILIONI DI ANNI!
I MAMMIFERI ESISTONO DA 250 MILIONI DI ANNI!
Le ultime scoperte ne certificano l'esistenza!
L'evoluzione dei mammiferi ha avuto una rapidissima accelerazione molto prima della scomparsa dei dinosauri: a metà del Giurassico, infatti, vi fu un'incredibile fioritura di variazioni nell'assetto del corpo e nella struttura e forma dei denti, molto più elevata di quelle avvenute prima o dopo. Alcune di quelle modificazioni sono poi rimaste stabili per centinaia di milioni di anni.
Il tasso di evoluzione più elevato mai raggiunto dai mammiferi si è verificato in pieno periodo Giurassico (fra i 200 e i 145 milioni di anni fa), quando ancora vivevano fianco a fianco dei dinosauri. Finora si riteneva che i principali processi evolutivi fossero invece avvenuti alla fine del periodo successivo, il Cretaceo: quando, 65 milioni di anni fa, ormai liberi dalla concorrenza dei dinosauri, vi fu una vera e propria esplosione di adattamenti dei mammiferi a nuove nicchie ecologiche.
A scoprirlo è stato uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Oxford che hanno effettuato la prima analisi su larga scala delle alterazioni scheletriche e dentali nei mammiferi nel Mesozoico (da 250 a 65 milioni di anni fa), pubblicando i risultati su “Current Biology”.
A stimolare la ricerca di Roger A. Close e colleghi sono state le scoperte paleontologiche avvenute soprattutto in Cina e in Sud America negli ultimi anni, che contraddicono l'ipotesi corrente secondo cui i primi mammiferi sarebbero stati esclusivamente dei piccoli insettivori notturni.
I ricercatori hanno registrato il numero di modificazioni significative dell'assetto dei piani del corpo e dei denti che si sono succedute dalla comparsa dei primi mammaliaformi, oltre 200 milioni di anni fa, fino a 65 milioni di anni fa. Hanno così scoperto che verso la metà del Giurassico la frequenza dei cambiamenti è aumentata fino a un massimo di otto cambiamenti per milione di anni per lignaggio, un valore quasi dieci volte superiore a quello registrato alla fine del periodo. Questo tasso è stato ancora superiore per il lignaggio che ha portato agli attuali mammiferi placentati e ai marsupiali, che si sono evoluti addirittura 13 volte più velocemente della media registrata a metà del Giurassico.
L'incredibile evoluzione dei mammiferi nel Giurassico
Non sappiamo che cosa abbia innescato questa esplosione evolutiva. Potrebbe essere dovuta al cambiamento ambientale, o forse al fatto che i mammiferi avevano raggiunto una massa critica di innovazioni chiave, come i piccoli nati vivi, il sangue caldo, e la pelliccia, che hanno permesso loro di prosperare in habitat diversi e subire una diversificazione ecologica” ha detto Close. “Una volta che sì è evoluta una forte diversità ecologica, il ritmo dell'innovazione è rallentato.”
Così, i multituberculati – che oggi sono estinti ma che prosperarono molto a lungo - hanno subito una serie di cambiamenti radicali relativamente alla struttura dello scheletro e dei denti proprio alla metà del Giurassico, assumendo entro la fine di quel periodo la loro tipica forma da “roditori” e denti molto caratteristici, che sono poi rimasti invariati per oltre cento milioni di anni nonostante la successiva diversificazione in centinaia di specie diverse. Credit Le Scienze
lunedì 2 maggio 2016
IL FARISEO E IL PUBBLICANO
IL FARISEO E IL PUBBLICANO
Lc 18:9
Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, e l'altro pubblicano.
11 Il fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: "O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri; neppure come questo pubblicano.
12 Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo".
13 Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: "O Dio, abbi pietà di me, peccatore!"
14 Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s'innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato».
I PILASTRI DELLA CREAZIONE
I PILASTRI DELLA CREAZIONE!
Si trovano nella nebulosa dell'Aquila situata a 7.000 anni luce da noi, verso la costellazione del Serpens (il Serpente).
Nella nebulosa è nata una stella, anzi migliaia. È una splendida nursery stellare, una regione di gas e polveri, dove si stanno formando al momento giovani stelle e dov’è appena nato un ammasso di calde stelle massicce, l’NGC 6611.
La luce potente e i venti forti provenienti da questi nuovi massicci hanno formato i tre pilastri, che vale la pena ricordare sono lunghi anni luce: quello più a sinistra - per darvi un'idea - è lungo 4 anni luce, mentre la protuberanza finale è più grande del nostro sistema solare.
La nebulosa, di per sé, ha una forma che ricorda vagamente un’aquila, i cui pilastri centrali sarebbero “gli artigli”.
Secondo le ipotesi più accreditate anche il nostro Sole si sviluppò, più di 5 miliardi di anni fa in condizioni simili a quelle che si verificano ora nella Nebulosa Aquila. Il nostro sistema solare, durante la sua formazione, sarebbe stato investito dal materiale di una supernova vicina.
La nebulosa dell'Aquila ripresa completamente dall’ESO. Si notano la forma simile al grande rapace e - al centro - i filamenti che formano i “pilastri della creazione” (che alcuni associano agli artigli del rapace). Sopra i pilastri della creazione l’ammasso aperto NGC 6611 risplende brillantissimo e le sue stelle appena nate scolpiscono e distruggono le stalagmiti gassose. | ESO Credit Focus