Gli esami di Stato e
la valutazione del lavoro degli insegnanti
Il ritorno alle
commissioni tutte interne per gli esami di maturità sta suscitando molte
polemiche: che senso ha, infatti, un esame in cui gli insegnanti finiscono per giudicare loro stessi e
il loro operato, senza un confronto con valutatori esterni? Tanto
varrebbe eliminare l’esame e affidare il voto di maturità allo scrutinio
finale.
Ma bisogna non solo
valutare le conseguenze immediate, bensì anche quelle di lunga scadenza, che,
come fa notare Mariangela Bastico, ex viceministro dell’Istruzione, potrebbero
essere devastanti: “In verità, la scelta di commissioni tutte interne (ad
eccezione del Presidente) determina di fatto l’assoluta irrilevanza dell’esame di Stato,
preparandone la sua abolizione e la conseguente eliminazione
del valore legale del titolo di studio.
Questa scelta è stata
più volte tentata dai
governi di centro destra, ma mai portata a compimento, in quanto
modificherebbe strutturalmente il sistema nazionale di istruzione, affidandolo
ad una logica di mercato, in cui scuole pubbliche e private gareggerebbero per
conquistare studenti, la cui selezione verrebbe fortemente condizionata dalla
situazione economica e sociale della famiglia di origine"
Invece però di pensare
a tali drammatiche conseguenze, che lederebbero il sacrosanto diritto allo studio sancito dalla nostra
Costituzione, il problema diventa
il risparmio sulla pelle dei commissari interni: “Di questo si deve ragionare
quando si annunciano scelte sugli esami di maturità, e non tanto del possibile
risparmio di 180 milioni (così sono stati quantificati) per il pagamento dei
commissari e del presidente di commissione".
L’ottica del
risparmio, dunque, indiscriminatamente applicato, non paga. Eppure proprio la
Giannini a Palermo ha utilizzato nei giorni scorsi una inquietante metafora:
“Con quello che risparmieremo si potranno mettere in pratica investimenti
necessari che finora non sono stati fatti. Bisogna uscire dai clichè, tagliando
i rami secchi si sceglie dove risparmiare e il risparmio è produttivo".
Tagliare i rami secchi? Nella scuola,
dove gli investimenti sono stati sempre minimi, se non inesistenti e da anni si
nutre un proletariato intellettuale tenuto a bella posta nella miseria?
Insiste la Bastico: “ La spending review
ha come obiettivo di ridurre le spese inutili ed improprie, gli sprechi dei
vari settori della pubblica amministrazione, non di stravolgere in modo subdolo
i caratteri strutturali e
costituzionali dei sistemi pubblici, in particolare dell’istruzione.”
Con i commissari tutti interni siamo a
un provvedimento incostituzionale, mettiamocelo bene in testa. Forse converrebbe stare
un po’ più attenti alla Costituzione
più bella del mondo …
La tecnica della scuola.
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