mercoledì 20 aprile 2016

Tutto quello che hanno tagliato in 20 anni ai lavoratori sul diritto alla pensione!



Tutto quello che hanno tagliato in 20 anni ai lavoratori sul diritto alla pensione!










L'art. 36 della Costituzione stabilisce che la pensione deve essere proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto in modo da garantire una vita libera e dignitosa al lavoratore ed alla sua famiglia.
A partire dal 1969, fino alla fine degli anni 70, con le lotte, i lavoratori ed i pensionati, riuscirono ad ottenere grandi risultati al fine di applicare il dettato costituzionale, ma successivamente e soprattutto a partire dagli anni 90 le pensioni sono state oggetto di duri attacchi, fino alla cancellazione di gran parte dei diritti sanciti dalla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza.
In sintesi, negli ultimi 25 anni ci sono state 8 controriforme (sempre più pesanti) che hanno tolto diritti e centinaia di miliardi, a lavoratori e pensionati:




- la “riforma” Amato del 1992, ha modificato il meccanismo di perequazione automatica delle pensioni al costo della vita sganciandolo dalla variazioni dei salari, inoltre vi è stata la modifica di calcolo della pensione media, che è passata da 5 anni a 10 anni; sempre nel 1992, l'adeguamento al costo della vita, da semestrale diventa annuale.
- la “riforma” Dini del 1995, che aveva come obiettivo la tenuta del sistema pensionistico fino al 2040, in realtà ha creato la divisione tra giovani e anziani distruggendo l'unità del mondo del lavoro con:
a) calcolo contributivo anziché retributivo per chi entra al lavoro a partire dal 1996 con un calo della pensione di circa il 40% rispetto al sistema retributivo;
b) calcolo della pensione legato all'aspettativa di vita;
c) cancellazione delle pensioni di anzianità a 35 anni senza vincolo di età;
d) introduzione di “finestre” che obbligano ad attendere 3 mesi per aver diritto all'uscita pensionistica;
e) riduzione delle pensioni per i superstiti.
- nel 1997 anche Prodi fa una “riforma” per accelerare la gradualità della riforma Dini, con l'introduzione della rivalutazione annuale al 100% solo per le pensioni fino a due volte il minimo, dopo la rivalutazione scende gradualmente al 90%, 75%, 30%.




- nel 2004, la "riforma" Maroni, prevede che a partire dal 2008, le pensioni di anzianità con 35 anni di contributi potranno essere recepite solo da coloro che hanno 60 anni di età (61 autonomi) e dal 2010 61 anni di età (62 se autonomi); le finestre passano da trimestrali a semestrali;
- nel 2007, anche Cesare Damiano fa un ritocco alla “riforma” delle pensioni, reinserendo le 4 finestre per le pensioni di vecchiaia, ridefinendo i coefficienti di trasformazione del sistema contributivo.
- nel 2009, Sacconi e Brunetta , fanno una “riforma” dove stabiliscono in peius che a partire dal 2015, l'indicizzazione dell'età pensionabile sarà in rapporto all'innalzamento dell'aspettativa di vita.
- Nel 2010, la “riforma” Tremonti, inserisce una sola finestra mobile, allunga il diritto alla pensione di 12 mesi dopo la maturazione dei requisiti per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per quelli autonomi; aumenta l'età pensionabile in base all'aspettativa di vita ogni 3 anni anziché ogni 5; anche i coefficienti di trasformazione verranno aggiornati ogni tre anni.




- Infine la “riforma” Fornero che: fa saltare il diritto ad andare in pensione con 40 anni di contributi assicurativi;
innalza l'età pensionabile oltre i 67 anni;
crea il dramma per coloro che non hanno più un lavoro e nemmeno il diritto di andare in pensione dovendo aspettare i 67 anni (ecco come nascono gli esodati), inoltre blocca l'indicizzazione al costo della vita per le pensioni superiori di due volte il minimo.
Questo attacco alle pensioni, ha fatto anche si che negli ultimi 15 anni, l'entità del valore reale delle rendite rispetto al costo della vita è diminuito del 40%.
Ora si ricomincia a parlare di riforma delle pensioni (sempre in tema di tagli) anche da parte del governo Renzi, che propone di andare a ridimensionare il diritto alla pensione di reversibilità con un meccanismo legato al reddito ISEE. Se questo dovesse passare toglierebbe la pensione di reversibilità a circa il 50% degli aventi diritto.
In questo contesto la CGIL CISL UIL, il 2 aprile 2016, hanno chiamato a "raccolta" i pensionati su una misera piattaforma che prevede la richiesta di mandare in pensione i lav oratori precoci (cioè coloro che sono entrati al lavoro tra i 15 ed i 18 anni) a 62 anni o con 41 anni di contributi.




In realtà servirebbe una vera piattaforma rivendicativa capace di mobilitare, di fare una vera battaglia con i pensionati, i giovani, gli operai, gli studenti chiedendo:
- il ritorno al calcolo della pensione con il sistema retributivo per tutti;
- il ripristino delle pensioni di vecchiaia a 65 anni e quelle di anzianità con 40 anni di contributi;
- il sistema automatico del recupero dell'inflazione sulle pensioni;
- la netta divisione tra sistema previdenziale a favore delle pensioni ed il sistema assistenziale, chiedendo al governo di far gravare l'assistenza sulle casse dello Stato.
Lo stato spende circa 30 miliardi di euro l'anno per le spese militari e gli ammortizzatori sociali vengono fatti gravare sui contributi pensionistici dei lavoratori! Inoltre i pensionati pagano tasse raddoppiate rispetto al personale in quiescenza di altri Paesi Europei.
E' vergognoso! Non è vero che esiste un problema di collasso delle casse dell'INPS, se questo si verifica è perché i contributi che i lavoratori pagano non sono utilizzati solo ed esclusivamente per le pensioni. Tutte le attività di assistenza devono essere pagate dallo Stato e non dai lavoratori tramite l'Inps come avviene oggi. Credit Assoc. Prima le persone


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