AMERIGO VESPUCCI E LA SCOPERTA DELL'AMERICA!
Amerigo durante il suo secondo viaggio si rende conto, anche con le conoscenze del tempo, che tra l'Europa e l'Asia c'era qualcosa di molto grosso!
Osservava attentamente il cielo, e la notte del 23 agosto del 1499, durante il suo secondo viaggio scrisse:
« In quanto alla longitudine dico che per conoscerla incontrai moltissima difficoltà che ebbi grandissimo studio in incontrare con sicurezza il cammino che intraprendemmo. Tanto vi studiai che alla fine non incontrai miglior cosa che vedere e osservare di notte la opposizione di un pianeta con un altro, e il movimento della luna con gli altri pianeti, perché la Luna è il più rapido tra i pianeti come anche fu comprovato dall'almanacco di Giovanni da Monteregio, che fu composto secondo il meridiano della città di Ferrata concordandolo con i calcoli del Re Alfonso: e dopo molte notti passate ad osservare, una notte tra le altre, quella del 23 agosto 1499, nella quale vi fu una congiunzione tra la Luna e Marte, la quale congiunzione secondo l'almanacco doveva prodursi a mezzanotte o mezz'ora prima, trovai che all'uscire la Luna dal nostro orizzonte, che fu un'ora e mezza dopo il tramonto del Sole, il pianeta era passato per la parte di oriente, dico, ovvero che la luna si trovava più a oriente di Marte, circa un grado e qualche minuto, e alla mezzanotte si trovava più all'oriente quindici gradi e mezzo, dimodoché fatta la proporzione, se le ventiquattrore mi valgono 360 gradi, che mi valgono 5 ore e mezza? Trovai che mi valevano 82 gradi e mezzo, e tanto distante mi trovavo dal meridiano della cibdade de Cadice, dimodoché assignando cada grado 16 e 2/3 leghe, mi trovavo 1374 leghe e 2/3 più ad occidente della cibdade de Cadice. »
« La ragione per la quale assegno ad ogni grado 16 leghe e 2/3 è perché secondo Tolomeo e Alfagrano, la Terra ha una circonferenza di 6.000 leghe, che ripetendosi in 360 gradi, corrisponde ad ogni grado a 16 leghe e 2/3 e questa proporzione la provai varie volte con il punto nave di altri piloti cosicché la incontrai vera e buona. »
In seguito a questi ragionamenti vari astronomi e cosmografi dell'epoca e delle epoche successive riconobbero che Vespucci aveva inventato come verificare una longitudine con il metodo della distanza lunare. Ad esempio nel 1950, l'astronomo del Vaticano, il professor Stein, disse: «Mi meraviglia che fino ad oggi nessuno abbia verificato le osservazioni fatte da Vespucci nella notte del 23 agosto 1499, dove calcolava la posizione relativa di Marte e della Luna in quell'epoca».
Da tutto ciò si evince che Vespucci sapeva benissimo dove si trovasse, ed era in grado più di ogni altro di fare il punto nave con precisione quasi assoluta.
E ad agosto li nella Patagonia è pieno inverno vicino al polo sud
Citazione|Navigammo fino ad incontrare che il Polo meridionale si elevava cinquantadue gradi sopra l'orizzonte, in termini che già non potevamo vedere la Orsa maggiore né la minore. Il 3 di aprile ci fu una tormenta così forte che ci fece ammainare le vele, il vento era di levante con onde grandissime e aria tempestosa. Così forte era la tempesta che tutta la ciurma stava in gran temore. Le notti erano molto lunghe, quella del 7 di aprile fu di quindici ore, perché il sole stava alla fine di Ariete e in questa regione era inverno. Nel bel mezzo della tempesta avvistammo il 7 di aprile una nuova terra, che percorremmo per circa venti leghe, incontrando delle coste selvagge, e non vedemmo in essa nessun porto, ne gente, credo perché il freddo era così intenso che nessuno della flotta poteva sopportarlo. Vedendoci in tale pericolo e tale tempesta, che appena si poteva vedere una nave dall'altra, tanto erano alte le onde, accordammo fare segnali per riunire la flotta e lasciare queste terre per rientrare verso il Portogallo.
martedì 11 ottobre 2016
AMERIGO VESPUCCI E LA SCOPERTA DELL'AMERICA!
martedì 4 ottobre 2016
I CONSENSI DI RENZI!
I CONSENSI DI RENZI!
Dopo il flop della 107, dei trasferimenti mal gestiti, il concorsone abborracciato e l'avvio caotico dell'anno scolastico arriva il colpo di teatro degli organici!
Sempre più alla ricerca di consensi per il referendum, il governo spara le ultime cartucce! Rastrellare 25 mila cattedre da elargire contro il no a muro duro del MEF!
Le norme, con tanto di relazione illustrativa e relazione tecnica, sono all'esame di Palazzo Chigi. Una lista di priorità sui cui investire nella legge di stabilità sul fronte scuola. Una lista che però non ha avuto l'avallo del ministero dell'economia, Ragioneria generale dello stato.
Che su alcuni interventi la pensa in modo opposto. Tanto da aver presentato una sua controrelazione. Uno dei punti più caldi del confronto-scontro tra Economia e Istruzione è l'operazione di trasformazione dell'organico di fatto in organico di diritto: si tratta di dare stabilità a circa 25 mila cattedre, di cui 6-7 mila per il sostegno, che si costituiscono a ogni settembre per poi sparire a fine anno scolastico.
Cattedre che possono andare, fin quando sono in organico di fatto, solo a supplenze su cui sono vietate non solo le assunzioni ma anche i trasferimenti. Le supplenze in questione sono tra l'altro fino al termine di lezioni, di lunga durata e dunque incorrono in quel divieto stabilito dalla Corte di giustizia europea che ha dichiarato incostituzionale la copertura attraverso lavoro instabile di posti stabili. Abuso dei contratti di lavoro a tempo determinato.
Una lancia in più all'arco del ministro dell'istruzione, Stefania Giannini, che ha presentato alla presidenza del consiglio l'ipotesi di trasformare tutte le cattedre di fatto in diritto. Operazione che secondo le stime di viale Trastevere costa circa 200 milioni di euro, l'equivalente delle retribuzioni per i mesi di luglio e agosto che oggi non vengono pagate ai supplenti. Per l'Economia invece il costo è ben diverso, perché si tratterebbe di portare a bilancio una spesa fissa che ad oggi non lo è. Una spesa fissa e che ogni anno cresce, grazie alle ricostruzioni di carriera e agli scatti: tra i 700 e gli 800 milioni. Le posizioni insomma sono distanti e potranno trovare sintesi solo a Palazzo Chigi.
Diverse anche le ipotesi sull'utilizzo dei nuovi posti di diritto che si verrebbero a creare con l'ampliamento dell'organico. In questo caso però le fomulazioni sono tutte di viale Trastevere.
Una delle ipotesi prevede che le cattedre siano destinate per metà a mobilità e per metà a nuove assunzioni. Un'altra invece punta a creare una riserva per i trasferimenti dei nuovi assunti, così da dare risposta a quanti con le operazioni di mobilità straordinaria di quest'anno, complice anche gli errori dell'algoritmo, non hanno avuto la sede di diritto in prima assegnazione e neppure con le conciliazioni. Se dovesse andare in porto questa seconda fattispecie, si darebbe il via a un contro esodo per circa 5 mila docenti, dal Nord al Sud.
Di peso anche il finanziamento della delega per la riforma dell'istruzione 0-6 anni. È il decreto, previsto dalla legge 107/2015, che estende sul territorio l'offerta degli asili nido dall'attuale 17% al 33%. Un processo graduale, che per partire dovrebbe contare su una copertura iniziale di 150 milioni di euro. A cambiare subito è l'intero meccanismo di finanziamento, per evitare, come accaduto anche nel recente passato, che i fondi messi a bilancio dallo stato non arrivino ai comuni.
Si istituisce infatti un fondo nazionale che fa da collettore di tutti i rivoli di finanziamento, anche europei, che fanno capo a questa voce. In base alla programmazione di livello regionale, i fondi andranno direttamente ai comuni che potranno aumentare il numero di sezioni o creare nuove strutture. Cambia anche la struttura dell'offerta formativa, da canale di assistenza ai bambini a primo step del processo di istruzione, in continuità con la scuola dell'infanzia che va dai 3 fino ai 6 anni. Credit CGIL scuola
domenica 2 ottobre 2016
CHI SONO GLI OTTANTAMILA DOCENTI DI 2" FASCIA?
CHI SONO GLI OTTANTAMILA DOCENTI DI 2" FASCIA?
Il MIUR con la nota 18736 dell’11 luglio 2016 ha trasmesso il Decreto del Direttore Generale 643 dell’11 luglio 2016 che ha definito le scadenze e le procedure per l’aggiornamento - integrazione periodica delle graduatorie d'istituto di II fascia con l’inserimento di coloro che hanno conseguito il titolo di abilitazione entro il 1° agosto 2016, la dichiarazione della specializzazione di sostegno, la regolamentazione della priorità in III fascia per gli abilitati, come previsto nel DM 326/15.
Pertanto, la 2" fascia sarà costituita da un quarto elenco aggiuntivo con gli abilitati entro il 1 agosto 2016 (il primo per gli abilitati entro il 1 febbraio 2015, il secondo per gli abilitati entro il 1 agosto 2015 e il terzo per gli abilitati entro il 1 febbraio 2016 sono stati già costituiti a Marzo 2016).
I titoli dichiarati sono stati valutati con le tabelle previste dal DM 353/14. Per lo strumento musicale si è utilizzata la tabella di valutazione di cui all’Allegato 3 al DM 235/2014.
I docenti che sono inclusi nell'elenco aggiuntivo di II fascia sono stati automaticamente cancellati, per il medesimo insegnamento, dalla graduatoria di III fascia (se già inclusi).
Il DD 643/16 chiarisce opportunamente che riguardo alla scuola secondaria di I e II grado, le classi di concorso esprimibili sono quelle di cui al DM 39/98.
Priorità nel conferimento delle supplenze da III fascia
Nei periodi che intercorrono tra una aggiornamento semestrale e l'altro della II fascia, chi consegue l'abilitazione avrà la priorità nel conferimento delle supplenze da III fascia.
Su istanze online è disponibile una specifica funzione, attiva per l'intero triennio. Nota CGIL scuola
I PERMESSI PER MOTIVI DI FAMIGLIA SONO FRUIBILI ANCHE AL PERSONALE NON DI RUOLO
I permessi per motivi di famiglia possono essere fruiti anche dal personale a tempo determinato?
di Paolo Pizzo
Paolo Pizzo – La risposta è positiva. L’art. 19 comma 1 del CCNL comparto Scuola prevede che al personale assunto a tempo determinato, al personale di cui all’art. 3, comma 6, del D.P.R. n. 399 del 1988 e al personale non licenziabile di cui agli artt. 43 e 44 della legge 20 maggio 1982 n. 270, si applicano, nei limiti della durata del rapporto di lavoro, le disposizioni in materia di ferie, permessi ed assenze stabilite dal presente contratto per il personale assunto a tempo indeterminato, con le precisazioni di cui ai successivi commi.
La risposta è positiva. L’art. 19 comma 1 del CCNL comparto Scuola prevede che al personale assunto a tempo determinato, al personale di cui all’art. 3, comma 6, del D.P.R. n. 399 del 1988 e al personale non licenziabile di cui agli artt. 43 e 44 della legge 20 maggio 1982 n. 270, si applicano, nei limiti della durata del rapporto di lavoro, le disposizioni in materia di ferie, permessi ed assenze stabilite dal presente contratto per il personale assunto a tempo indeterminato, con le precisazioni di cui ai successivi commi.
Il comma 7 prevede che al personale assunto a tempo determinato sono attribuiti sei giorni di permessi non retribuiti per le stesse motivazioni previste dall’art. 15 comma 2 (motivi personali o familiari documentati anche mediante autocertificazione).
Pertanto, la fruizione dei giorni avviene come per il personale assunto a temo indeterminato: i permessi non possono essere negati dal dirigente e il docente può anche autocertificarli. Inoltre la fruizione dei giorni può avvenire anche in modo continuativo.
In questo caso i giorni non lavorati o festivi non dovranno essere ricompresi nell’assenza. Ricordiamo però che qualora fruiti i 6 giorni per motivi personali o familiari non sono retribuiti, riducono le ferie e interrompono la maturazione dell’anzianità di servizio a tutti gli effetti (i giorni di assenza non sono pertanto utili ai fini del riconoscimento del punteggio nelle Graduatorie ad Permanenti/Esaurimento/Istituto e del versamento dei contributi).
ORARIO RIDOTTO! SI RECUPERA?
Prime settimane di scuola ad orario ridotto: il docente è tenuto al recupero dell’orario non effettuato?
di Paolo Pizzo
Il docente che nelle prime settimane di scuola non effettua l'orario intero deve poi recuperare quelle ore nel corso dell'anno scolastico?
Il CCNL/2007, all'art. 28 comma 5, indica che “Nell’ambito del calendario scolastico delle lezioni definito a livello regionale, l'attività di insegnamento si svolge in 25 ore settimanali nella scuola dell’infanzia, in 22 ore settimanali nella scuola elementare e in 18 ore settimanali nelle scuole e istituti d'istruzione secondaria ed artistica, distribuite in non meno di cinque giornate settimanali. Alle 22 ore settimanali di insegnamento stabilite per gli insegnanti elementari, vanno aggiunte 2 ore da dedicare, anche in modo flessibile e su base plurisettimanale, alla programmazione didattica da attuarsi in incontri collegiali dei docenti interessati, in tempi non coincidenti con l'orario delle lezioni.”
Durante la prima (o le prime) settimana di lezione la scuola può funzionare ad un orario ridotto (es. 4 ore al giorno) rispetto al normale orario settimanale scolastico annuale. La scelta dell’orario “ridotto” può essere deciso dal Consiglio di Istituto.
Stante all’orario settimanale stabilito dall’art. 28 di cui sopra, i docenti sono comunque tenuti a svolgere l'attività di insegnamento ad orario “completo” fin dal primo giorno di scuola.
Il dirigente scolastico è quindi tenuto ad organizzare il servizio della prima settimana (o comunque per il tempo in cui vige l’orario ridotto) in modo da far lavorare i docenti per tutto il loro orario settimanale previsto (es. 18 ore nella scuola secondaria).
Sono opportune alcune precisazioni.
Dal momento che non vi è possibilità di scambio tra attività di insegnamento e attività funzionali all’insegnamento, ai fini dell’eventuale recupero delle ore non svolte il docente non potrà essere utilizzato in ciò che non rientri nell’”attività d’insegnamento”, per non parlare di attività che sono al di fuori delle competenze del docente come la risistemazione della biblioteca o altre attività simili.
Ciò vuol dire che il docente, per la parte di orario rimanente a quello già effettuato, è tenuto ad effettuare eventuali supplenze o “interventi didattici ed educativi integrativi” di cui all’art. 28 già citato, e in ultimo rimanere a disposizione per eventuali supplenze.
Inoltre ricordiamo a dirigenti scolastici e RSU che il CCNL/2007 parla di “orario settimanale” del docente, non mensile o annuale.
Pertanto un eventuale recupero delle ore non prestate può avvenire solo in quella determinata settimana, non potendo quindi essere rimandato ad una o più settimane successive.
Se dunque nella prima settimana ad orario ridotto il docente non può recuperare le ore non svolte, rispetto all’orario “normale” di insegnamento settimanale, tale recupero si deve comunque ritenere risolto.
Stessa cosa dicasi per eventuali settimane successive, se permane l’orario ridotto.
Salvo ovviamente che la contrattazione d’istituto non preveda diversamente.
sabato 1 ottobre 2016
ATTENTI ALLE RETI! NON FANNO CULTURA MA AMMINISTRATIVO!
ATTENTI ALLE RETI! NON FANNO CULTURA MA AMMINISTRATIVO!
Non partecipate alle attività non ci sarà retribuzione ma solo carichi di lavoro extra!
Con una nota del 7 giugno 2016 del Dipartimento dell’Istruzione del MIUR si sono impartite indicazioni per la costituzione delle reti di scuola secondo le previsioni della legge 107/15 art. 1 commi 70-72.
Entro giugno 2016 – sempre grande la tempestività del MIUR nel dettare tempi impossibili alle istituzioni scolastiche! – si sono costituire le Reti di Ambito (la nuova dimensione territoriale sub-regionale che sostituisce le province) e si è avviato il processo di costruzione libera delle Reti di Scopo. Per le seconde, subordinate alle prime, viene richiamato il DPR 275/99 (Regolamento dell’Autonomia) – che detta regole stringenti sulla costituzione e sul funzionamento di una rete – e viene fornita una scheda tecnica, mentre per le Reti di Ambito il relativo modello di costituzione non fa riferimento al DPR 275/99 e attribuisce alla Rete il potere di rappresentare tutte le scuole dell’ambito nel rapporto con l’USR. Tutto dunque a rischio di produrre conflittualità e contenziosi, stante la dubbia applicazione che viene data alle norme.
Per non sbagliare il MIUR ha confezionato l’allegato e i modelli di costituzione delle Reti di Ambito e di Scopo. Le scuole devono adeguarsi. L‘approvazione di adesione della scuola tramite una delibera del Consiglio di istituto è una pura formalità. Tutte le decisioni saranno prese dalla conferenza dei dirigenti scolastici della Rete che eleggerà una scuola Capofila il cui dirigente scolastico sarà il Presidente per una durata triennale.
Lo scopo dichiarato è uno solo: decentrare a carico delle scuole una serie di adempimenti che, al momento del varo dell’autonomia scolastica, dovevano essere assolti da altri organi territoriali (CSA, centri amministrativi scolastici) e che in questi anni, pervicacemente, sono stati di volta in volta intestati alle istituzioni scolastiche.
Si porta così a compimento una deriva che porta le scuole da un’autonomia che doveva essere didattica, organizzativa, di sperimentazione ricerca e sviluppo ad un’autonomia (pseudo) amministrativa che però viene intestata alle scuole tramite le reti. È chiaro anche il disegno di creare figure sempre più specializzate ma sempre più separate dalla didattica e dal contesto scolastico.
Sicché, gli uffici e i dirigenti scolastici invece di dedicarsi all’organizzazione ottimale dei servizi per la didattica e la cultura, surrogheranno il lavoro che in altri contesti è delegato ad altri uffici. Stipendi, pensioni, convenzioni per gli acquisti, rapporti bancari e assicurativi, anticorruzione ecc. nelle altre articolazioni dello Stato non sono a carico dei singoli uffici ma dei centri territoriali e centrali. Per la scuola no. La scuola prende in carico ciò che Ambiti territoriali amministrativi scolastici (ATI), Uffici Scolastici regionali (USR) e MIUR non riescono o non vogliono più a fare (naturalmente per una precisa scelta politica e organizzativa). Perché per una certa cultura l’autonomia è questo: non reti per la didattica ma reti per l’amministrazione.
Una eterogenesi dei fini ci restituisce le scuole come centri di amministrazione e non di cultura.
Il tutto deve avvenire, poi, senza maggiori e nuovi oneri per la finanza pubblica, per cui le scuole in rete dovranno mettere a disposizione anche il personale e le risorse.
Tutta l’operazione viene, infine, accompagnata dalla considerazione che le Reti avranno così capacità di rappresentanza presso gli USR e presso gli Enti istituzionali. E anche qui si nasconde un inganno che la FLC CGIL da sempre denuncia: una vera rappresentanza istituzionale e territoriale deve nascere dal basso e deve avere in tutti i soggetti (dirigente, docenti, ATA, genitori, studenti) la propria rappresentanza, essendo quella del dirigente scolastico, come rappresentanza legale, molto incardinata nella sua veste di funzionario di stato e non di un’autonomia della Repubblica quale è la scuola.
Per la FLC CGIL non si chiude così la partita dell’autonomia, la si giocherà nelle scuole e in tutte le sedi opportune per denunciare e forzare i limiti burocratici delle scelte in atto e per portarle ad altri approdi, che siano rispettosi delle scuole e della loro specifica missione, che sono la cultura e la formazione delle giovani generazioni e non un’astratta funzionalità amministrativa.
Infine, resta la gravità del comportamento del MIUR che ancora una volta ignora il confronto con le parti sociali su partite cosi importanti che hanno ricadute sul rapporto di lavoro di dirigenti, docenti e ATA. Anche per questo motivo la nota ministeriale è da ritirare.
Credit CGIL scuola
HERPES ZOSTER
Gli herpes sono una famiglia di virus che si propagano con gran facilità e che causano molte malattie, come il Vaiolo, la Varicella, l’Herpes genitale e quello orale, la Mononucleosi infettiva e l’Herpes Zoster, comunemente conosciuto come fuoco di Sant’Antonio; anzi, il virus del fuoco di Sant’Antonio è esattamente stesso della Varicella, il Varicella-zoster virus.
Quando da bambini o adolescenti si viene in contatto, per la prima volta nella vita, con questo virus, ci si ammala di Varicella e, immediatamente, il sistema immunitario si mobilita per distruggerlo. Questo, consapevole che la reazione dell’organismo non gli lascerà via di scampo, preferisce battere in ritirata; abbandona la pelle e si trasferisce nelle cellule nervose, dove, protetto dalle guaine che rivestono i nervi, al cui interno gli anticorpi non possono entrare, rimane per anni in una forma che i medici chiamano "latente ", in pratica vivo, ma incapace di moltiplicarsi, ospite del nostro corpo, ma come addormentato sino il giorno in cui, profittando di un temporaneo indebolimento delle difese immunitarie, si risveglia, spesso dopo decenni, e comincia a riprodursi, provocando non più la Varicella, ma l’Herpes Zoster.
Per questo motivo, chi non ha mai avuto la Varicella, non potrà mai avere il fuoco di Sant’Antonio, mentre tutti quelli che hanno avuto la Varicella corrono il rischio, prima o poi, di svilupparlo.
Lo Zoster insorge di frequente negli anziani ed in persone sottoposte a cure che danneggiano, anche se in modo passeggero, i nostri meccanismi di difesa contro le infezioni. Altre volte, invece, la malattia si manifesta in persone del tutto sane che per fatti banali, come strapazzi, freddo o scottature solari, si indeboliscono e diventano momentaneamente più suscettibili ad ammalare.
L’Herpes Zoster è molto comune. Si ritiene, infatti, che un individuo su dieci lo avrà nel corso della vita, più che altro dopo i 50 anni, ma, seppur di rado, si manifesta, anche nei giovani.
Sintomi e manifestazioni
Il primo segno dello Zoster è un formicolio, od un intorpidimento, in una ben circoscritta parte del corpo. Dopo alcuni giorni, in questa zona, che nel frattempo si è arrossata, compaiono grappoli di bollicine, che ricordano nell’aspetto quelle della Varicella e che si distribuiscono lungo il decorso del nervo o dei nervi in cui il virus era nascosto: più spesso sul torace, lungo le coste. Si viene, così, a formare una mezza cintura che ha dato il nome alla malattia. In greco antico, infatti, Zoster significa cintura, mentre gli inglesi chiamano la malattia "Shingles" che deriva dal latino "cingulum", appunto cintura.
Oltre l’eruzione può esserci malessere generale, febbre, brividi, mal di testa e di stomaco. Lo sfogo cutaneo non procura prurito, come nella Varicella, ma dolore o bruciore.
Lo Zoster è, in realtà, un’infezione che danneggia i neuroni sensitivi, vale a dire quelle cellule del sistema nervoso specializzate nella trasmissione al cervello di tutto ciò che la pelle e gli organi di senso sono in grado di avvertire: caldo, freddo, dolore, sensazioni tattili, pressione e tante altre ancora. I neuroni, lesionati dal virus, in questo caso, inviano al cervello spiacevoli sensazioni dolorose. Il dolore può essere intenso, continuo, penoso e alle volte così forte che la parte interessata, anche solo sfiorata lievemente, scatena violenti attacchi con contrazioni muscolari. Con il passare dei giorni, le bollicine sulla pelle si rompono e si formano delle croste.
Il virus si trasmette attraverso l’aria respirata e perciò per essere contagiati, è sufficiente soggiornare nella stessa stanza dove si trova il malato, anche se non si tocca direttamente. E’ bene, tuttavia, dire in modo chiaro che le persone contagiate dal malato, non avranno il fuoco di Sant’Antonio, ma la Varicella, se non l’hanno avuta in precedenza beninteso, poiché questa dà un’immunità permanente e non si può ammalare due volte nella vita di Varicella. Allo stesso modo, le persone malate di Varicella, possono trasmetterla ad altri, ma non possono trasmettere lo Zoster.
Il fuoco di Sant’Antonio alle volte interessa la testa e poiché ogni tipo di nervo può essere colpito, può interessare i nervi dell’occhio o quelli dell’udito. Nel primo caso, il malato oltre al dolore al volto, potrebbe avere disturbi visivi sino alla cecità temporanea, mentre se sono interessati i nervi dell’orecchio ci saranno disturbi dell’udito.
Abitualmente le difese immunitarie riescono, dopo 3-5 settimane, ad avere la meglio sulla malattia: il dolore si attenua e poi si spegne del tutto, le lesioni sulla pelle scompaiono e la maggior parte dei pazienti guarisce senza conseguenze.
Dopo la guarigione, l’individuo è, spesso, completamente immunizzato; in altre parole, protetto per sempre nei confronti di un possibile nuovo risveglio del virus.
Tuttavia questo non sempre avviene e per tale motivo ci sono persone che hanno avuto il fuoco di Sant’Antonio più di una volta nella loro vita.
Lo Zoster, se trattato precocemente, dura meno e dà disturbi più lievi.
Terapia
Le cure comprendono unguenti e lozioni locali, la protezione cutanea con garze sterili, gli antistaminici. Gli antibiotici per bocca sono utili solo se ci sono infezioni sovrapposte, e gli antidolorifici, dall’aspirina a quelli più potenti danno sollievo al malato.
Nei casi di dolore molto forte possono essere praticate infiltrazioni locali d’anestetici o impiegate creme e cerotti anestetici. Esistono farmaci antivirali (come Acyclovir e Valacylovir ed il Famcyclovir) che possono, quando assunti precocemente, accelerare la guarigione e aiutare a prevenire una temibile complicazione della malattia: la nevralgia post-erpetica.
Per fortuna, abbiamo oggi mezzi per curare il dolore. I narcotici sono molto potenti, ma possono anche avere conseguenze pericolose e perciò i medici preferiscono ordinare farmaci più moderni, ugualmente validi, e privi d’effetti nocivi. Creme contenenti Capsacina, sostanza ricavata dal peperoncino rosso, sono molto efficaci nel dar sollievo ai pazienti con nevralgia post-erpetica. Si è, inoltre, visto che alcuni farmaci, usati nella cura dell’epilessia, e perciò chiamati anticonvulsivanti, possono essere efficaci nella nevralgia post-erpetica, così come altri, usati per curare la depressione.
Molte persone, infine, hanno tratto giovamento da cure alternative come l’agopuntura o la stimolazione elettrica dei nervi.
I rischi in gravidanza
Le gestanti sono, spesso e giustamente, preoccupate di poter avere malattie infettive, che potrebbero essere trasmesse al feto durante la gravidanza o al momento del parto. Se la futura mamma non ha avuto, durante la sua infanzia o adolescenza, la Varicella, potrebbe contrarla quando è in stato interessante, venendo in contatto con un malato di Varicella o con persona affetta dal fuoco di Sant’Antonio. Se ciò avviene durante le prima 30 settimane di gestazione, ci possono essere rischi per il nascituro, poiché l’infezione potrebbe indurre imperfezioni. Si tratta, fortunatamente, di casi rari e tra gli studiosi non c’è accordo su quanto grande è il rischio per il bambino. Nelle settimane successive, invece, se l’intervallo di tempo tra l’inizio della Varicella nella donna incinta ed il momento del parto, è abbastanza lungo, la madre ha il tempo di produrre anticorpi contro la Varicella e trasferirli al nascituro che può, in questo modo, sconfiggere l’infezione.
Se la madre contrae la Varicella tra il 21° ed il 5° giorno prima del parto, il bambino potrebbe avere la Varicella già alla nascita o svilupparla pochi giorni dopo, ma sarà comunque protetto dagli anticorpi materni. Se, invece, la madre contrae la Varicella subito prima del parto, non potrà trasferire i suoi anticorpi al bambino, per il semplice fatto che non ha avuto il tempo di produrli, né il piccolo potrà difendersi con le sue forze, poiché il suo sistema immunitario è ancora immaturo. In tali casi, fortunatamente rari, la Varicella potrebbe essere fatale per il neonato, che può essere, tuttavia, curato con anticorpi ricavati dal sangue d’adulti che hanno avuto, di recente, la Varicella o lo Zoster.