La legge n. 107/2015, com’è noto, ha reso la formazione dei docenti obbligatoria, permanente e strutturale ed ha previsto un Piano Nazionale di formazione, adottato ogni tre anni con decreto ministeriale. Le attività di formazione da parte delle istituzioni scolastiche devono essere realizzate in coerenza con il PTOF e il PdM, sulla base delle priorità indicate nel citato Piano.
In attesa della pubblicazione del Piano, il Miur ha pubblicato la nota n. 2915 del 15/09/2016, con la quale vengono anticipate alcune indicazioni per dare alle scuole la possibilità di iniziare a pianificare gli aspetti organizzativi e gestionali delle attività di formazione del personale scolastico.
Riportiamo un'utile scheda della UIL
domenica 25 settembre 2016
FORMAZIONE OBBLIGATORIA DOCENTI!
mercoledì 21 settembre 2016
Ducati e Lamborghini per l'eccellenza italiana!
Ducati e Lamborghini lanciano il sistema duale alla tedesca per gli under20
Mille e cinquecento ore di formazione “on the job”, secondo il modello duale tedesco. E una borsa di studio-lavoro mensile di 600 euro netti per 23 mensilità. Quarantaquattro ragazzi, non iscritti a scuola e non occupati, in possesso di una qualifica professionale, sono “tornati sui banchi”, grazie al programma «Desi» (Dual education system Italy) messo in campo da Ducati e Lamborghini (e finanziato da Volkswagen con circa tre milioni).
L’attività di studio e lavoro
I giovani, che hanno in media 19 anni, grazie alla flessibilità dei percorsi per adulti, seguiranno un “patto formativo” che prevede un impegno a tempo pieno per due anni alternando periodi di scuola (frequenteranno il quarto e quinto anno negli istituti Aldini Valeriani e Belluzzi Fioravanti di Bologna) e periodi di training nei laboratori Ducati e Lamborghini, supervisionati da tutor aziendali. «Il Governo sta spingendo sul potenziamento dell'alternanza - ha sottolineato Elena Ugolini, ex sottosegretario, ora stretto consigliere del ministro Giannini -. Il progetto Desi potrebbe diventare la normalità per tante altre aziende italiane e Garanzia giovani potrebbe finanziare queste iniziative».
Alle selezioni «si sono presentati 202 candidati - ha detto Luigi Torlai, a capo delle risorse umane di Ducati -. Ci sono stati 4 screening su cv, attitudine, colloquio motivazionale e prova pratica. I 44 giovani selezionati si formeranno a scuola e sul campo, acquisendo una professionalità subito spendibile per il lavoro. Esattamente come avviene in Germania». Credit Sole 24 ore
martedì 20 settembre 2016
PRIVACY, LE NUOVE NORME
Scuola. Nuove norme accesso agli atti e in arrivo vademecum sulla privacy
Vi è voglia di trasparenza, si vorrebbero tutti in una casa di vetro, trasparente, purché in quella casa non ci sia l’interessato.
Una rivoluzione si è verificata nel delicato settore della Privacy ed istanza di accesso agli atti, con il Freedom Of Information Act, ovvero FOIA di cui al DECRETO LEGISLATIVO 25 maggio 2016, n. 97 atto che prevede una profonda eevisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della legge 6 novembre 2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi dell’articolo 7 della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.
La norma in questione è l’articolo 6 del citato DLGS che riscrive l’articolo 5 e seguenti del decreto legislativo n. 33 del 2013 L’articolo 5 del decreto legislativo n. 33 del 2013 e’ sostituito dal seguente: «Art. 5 (Accesso civico a dati e documenti). – 1. L’obbligo previsto dalla normativa vigente in capo alle pubbliche amministrazioni di pubblicare documenti, informazioni o dati comporta il diritto di chiunque di richiedere i medesimi, nei casi in cui sia stata omessa la loro pubblicazione. Allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche e di promuovere la partecipazione al dibattito pubblico, chiunque ha diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione ai sensi del presente decreto, nel rispetto dei limiti relativi alla tutela di interessi giuridicamente rilevanti secondo quanto previsto dall’articolo 5-bis.
L’esercizio del diritto di cui ai commi 1 e 2 non e’ sottoposto ad alcuna limitazione quanto alla legittimazione soggettiva del richiedente. L’istanza di accesso civico identifica i dati, le informazioni o i documenti richiesti e non richiede motivazione.
Insomma dalla lettura di questa norma pare essere superata la legge 241 del 1990? Non è detto, certo, il fatto che chi richiede gli atti ai sensi della 241 e se li vede respinti, in base a quello che emerge da una prima lettura di questa nuova norma, potrebbe, invece, il diretto interessato conseguirli ricorrendo proprio al FOIA, e dunque converrebbe richiedere gli atti non più ricorrendo ai sensi della vecchia e cara legge 2141/1990.
Salvo per determinati limiti che sono i seguenti: il diniego e’ necessario per evitare un pregiudizio concreto alla tutela di uno degli interessi pubblici inerenti a: a) la sicurezza pubblica e l’ordine pubblico; b) la sicurezza nazionale; c) la difesa e le questioni militari; d) le relazioni internazionali; e) la politica e la stabilita’ finanziaria ed economica dello Stato; f) la conduzione di indagini sui reati e il loro perseguimento; g) il regolare svolgimento di attività ispettive.
L’accesso di cui all’articolo 5, comma 2, e’ altresì rifiutato se il diniego e’ necessario per evitare un pregiudizio concreto alla tutela di uno dei seguenti interessi privati: a) la protezione dei dati personali, in conformità con la disciplina legislativa in materia; b) la libertà e la segretezza della corrispondenza; c) gli interessi economici e commerciali di una persona fisica giuridica, ivi compresi la proprietà intellettuale, il diritto d’autore e i segreti commerciali. Il diritto di cui all’articolo 5, comma 2, e’ escluso nei casi di segreto di Stato e negli altri casi di divieti di accesso o divulgazione previsti dalla legge, ivi compresi i casi in cui l’accesso e’ subordinato dalla disciplina vigente al rispetto di specifiche condizioni, modalità o limiti, inclusi quelli di cui all’articolo 24, comma 1, della legge n. 241 del 1990.
Dei dubbi, consistenti, sussistono, e probabilmente verrà il tutto chiarito dalle linee guida che verranno prodotte a breve da parte dell’ANAC e Autorità per la protezione dei dati personali.
Così come a breve uscirà il nuovo vademecum del Garante della Privacy in materia di scuola, che conterrà diverse risposte in merito a più quesiti formulati da docenti, personale ATA, e genitori. Credit Orizzonte scuola
DIDATTICA CAPOVOLTA ESPERIENZA DA FARE!
Niente più lezioni frontali in classe e compiti a casa, ma a scuola si lavora con pc, tablet e smartphone per risolvere problemi e sperimentare quello che si è imparato, mentre a casa si seguono lezioni video o spiegazioni preparate dai docenti in versione podcast, testi condivisi tra più docenti. Un metodo innovativo, nato nel 2007 negli Stati Uniti, dove oggi 20mila scuole costruiscono e offrono agli studenti video didattici da vedere a casa quando vogliono, mentre il tempo in classe è dedicato alla discussione e all’apprendimento attivo. L’insegnante diventa un mentore, figura chiave che aiuta i ragazzi a rielaborare, coordinarsi, segue da vicino chi è in difficoltà e ha bisogno di un aiuto extra. O fa esercitare gli alunni più dotati su compiti complessi.
CASSAZIONE NO LICENZIAMENTO PUBBLICO DIPENDENTE! È illegittimo il licenziamento di un pubblico dipendente senza l'osservanza delle disposizioni dell'articolo 18 della legge Giugni!
Licenziamento intimato a dipendente in malattia che non comunica domicilio. Cassazione: sì articolo 18 nella PA
Nuova importante Sentenza, in materia di licenziamenti, della Cassazione.
Con la Sentenza Num. 17965 del 13 settembre 2016 tratta il caso di un licenziamento intimato da una struttura Ospedaliera ad una sua dipendente “per non avere provveduto, nel corso di un’assenza per malattia al rientro da un periodo di comando presso la ASL di Rieti, a comunicare il proprio domicilio presso il Comune di Torino”.
La Corte come prima cosa ricorda che il rapporto di lavoro in questione è da considerarsi di regime pubblico “Il rapporto di lavoro del personale è quindi assoggettato alla disciplina di cui al D.Igs n. 165 del 2001 e rientra nell’ambito dei rapporti di diritto pubblico c.d. contrattualizzato ai sensi dell’art. 40 ss. del suddetto testounico, nel comparto di contrattazione del personale del Servizio sanitario nazionale.”
Poi precisa che “A tale qualificazione consegue l’operatività del principio affermato da questa Corte con la sentenza n. 11868 del 2016, cui occorre dare continuità, e quindi l’inapplicabilità delle modifiche apportate dalla L. n. 92 del 2012 all ‘art. 18 della L. n. 300 del 1970, con la conseguenza che la tutela in caso di licenziamento illegittimo, pur intimato in data successiva all ‘entrata in vigore della richiamata L. n. 92, resta quella prevista dall’art. 18 St.lav. nel testo antecedente la riforma.
Tale considerazione è decisiva ed assorbente al fine di ritenere la fondatezza del ricorso e disporre la cassazione della sentenza impugnata. Segue il rinvio alla Corte d’appello di Torino, in diversa composizione, che dovrà valutare le conseguenze dell’ illegittimità del licenziamento in applicazione della normativa di cui all ‘art. 18 della L. m. 300/1970 nella formulazione applicabile, e giudicare anche sulle spese del presente giudizio di legittimità”.
Credit Orizzonte Scuola
domenica 18 settembre 2016
Negli scheletri di Londra le tracce della peste del 1665
Negli scheletri di Londra le tracce dell'ultima peste
Da alcuni resti umani rinvenuti a Liverpool Street possono essere tratte importanti informazioni sull'epidemia che colpì la città nel 1665
Per la prima volta è stato identificato il ceppo batterico che causò la grande peste di Londra del 1665. Gli scienziati hanno ritrovato il DNA del batterio Yersinia pestis - l'agente patogeno che già nel Trecento aveva causato l'epidemia di Peste nera, decimando la popolazione europea - negli scheletri rinvenuti l'anno scorso durante i lavori per la costruzione della linea ferroviaria Crossrail.
Gli scavi in Liverpool Street attraversavano il Bedlam Burial Ground, un antico cimitero usato fra il 1569 e l'inizio del XVIII secolo. In tutto sono stati rinvenuti più di 3300 scheletri: tra questi, 42 cadaveri seppelliti in una fossa comune che secondo gli archeologi era stata destinata alle vittime della peste. Il DNA di Yersinia pestis è stato rinvenuto nei denti di cinque cadaveri: non ci sono più dubbi, quindi, che la loro morte sia stata causata dalla peste bubbonica. Quella del 1665 fu l'ultima epidemia di peste bubbonica che abbia colpito la Gran Bretagna, e uccise circa 100 mila londinesi, quasi un quarto degli abitanti della città, in circa
18 mesi. La scoperta potrebbe servire a chiarirne meglio alcuni aspetti ancora misteriosi, come la rapidità e l'aggressività del contagio.
"Oggi la peste non si comporta nello stesso modo", spiega Don Walker, osteologo al Museum of London Archeology (MOLA), che ha partecipato al campionamento dei reperti. "Si diffonde meno velocemente, ed è meno aggressiva. C'era forse stato un qualche tipo di mutazione?". Oppure all'epoca erano diverse la suscettibilità e la risposta immunitaria degli ospiti? Erano forse già debilitati da malattie più gravi, come la tubercolosi, e dalla malnutrizione?".
Il DNA è stato identificato da un team di scienziati del MOLA assieme a esperti dell'Istituto Max Planck, il celebre centro di ricerca tedesco. I ricercatori hanno analizzato i denti perché lo smalto agisce come una sorta di capsula del tempo, preservando l'informazione genetica di ogni batterio in circolo nel sangue dell'individuo all'epoca della morte. Il batterio stesso muore poco dopo l'ospite, per cui le tracce rimaste 351 anni dopo non presentano alcun pericolo ai giorni nostri.
Il prossimo obiettivo degli scienziati è il sequenziamento del DNA del batterio che causò l'epidemia del 1665, per confrontarlo con quello rinvenuto negli scheletri delle vittime della peste del Trecento, rinvenuti in un'altra fossa comune.
"Vogliamo scoprire se il focolaio dell'epidemia fosse locale o tutt'al più europeo - dovuto a una popolazione di roditori che faceva da serbatoio per il batterio - o se si è trattato di diverse ondate provenienti dall'Asia", spiega Walker. "Le prove attuali sostengono la prima ipotesi".
I ricercatori sperano anche di scoprire qualcosa delle cinque vittime della malattia. Tutto ciò che si sa per ora è che erano giovani: uno era un bambino tra i sei e gli undici anni, gli altri ne avevano comunque meno di 25. Solo di tre di loro è stato possibile determinare il sesso: due erano maschi, una femmina.
L'analisi degli isotopi stabili di stronzio e ossigeno nei denti permetterà agli scienziati di capire se erano originari di Londra o se si erano trasferiti da qualche altra zona. Gli isotopi di carbonio e azoto possono invece fornire indicazioni sulla loro alimentazione: quanta carne, quanta verdura e quanto pesce mangiavano. E il DNA del microbioma dei loro denti rivelerà quante particelle e inquinanti dell'aria assorbirono nel corso della loro vita.
La scoperta avviene proprio mentre Londra commemora i 350 anni dal Grande Incendio del settembre 1666, che distrusse gran parte della città ma che, secondo la credenza popolare, pose fine all'epidemia con le sue fiamme purificatrici. In realtà questa ipotesi è ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi: "Al momento si pensa che l'epidemia stesse già rallentando quando c'è stato l'incendio", spiega Walker. "In quel periodo la peste uccideva soprattutto nei sobborghi della città, che non furono colpiti dall'incendio: forse quindi il fuoco ebbe un impatto minore di quanto si pensi".
Una cosa però è certa: dopo l'incendio, l'epidemia finì e non tornò mai più, tranne che nelle sue spettrali tracce di DNA. Credit National Geographic
Gli scienziati hanno rinvenuto il DNA del batterio Yersinia pestis nei resti trovati di un antico cimitero di Londra. Fotografia di Crossrail LTD
sabato 17 settembre 2016
Tutte le violazioni di legge operate dal MIUR nei trasferimenti coatti messi in luce dal giudice di Trani!
Tutte le violazioni di legge operate dal MIUR nei trasferimenti coatti messi in luce dal giudice di Trani!
Violazione dei principi di imparzialità e buon andamento della P.A. (art. 97 Cost.), oltre che dell’art. 1, comma 108, L. n. 107/2015, dell’art. 6 CCNL mobilità scuola del 8.4.2016, e dell’O.M. n. 241/2016, nonché dell’art. 28, comma 1, d.P.R. n. 487/1994.
Tribunale di Trani – Ordinanza del 16 settembre 2016
Illegittima assegnazione di una docente ad un Ambito Territoriale distante, in violazione dell’elenco delle preferenze espresse nella domanda di mobilità – Violazione del principio di scorrimento della graduatoria.
Ordinanza 16.09.16
Il M.I.U.R. ha violato il principio, generale ed inderogabile, di scorrimento della graduatoria in tema di mobilità, non rispettando l’ordine degli ambiti territoriali indicati nella domanda di trasferimento, prodotta da una docente.
Infatti, rileva il Tribunale del lavoro di Trani, numerosi insegnanti inseriti in graduatoria, pur avendo un punteggio di gran lunga inferiore rispetto a quello della ricorrente, sono stati assegnati in una scuola facente parte degli Ambiti pugliesi, ovvero dei primi ambiti di preferenza scelti dalla lavoratrice, cui invece è stato assegnato un ambito territoriale distante centinaia di chilometri.
Tale condotta amministrativa concreta una violazione dei principi di imparzialità e buon andamento della P.A. (art. 97 Cost.), oltre che dell’art. 1, comma 108, L. n. 107/2015, dell’art. 6 CCNL mobilità scuola del 8.4.2016, e dell’O.M. n. 241/2016, nonché dell’art. 28, comma 1, d.P.R. n. 487/1994.
Per tale ragione l’assegnazione della lavoratrice all’Ambito territoriale assegnato è illegittimo e l’amministrazione dovrà quindi procedere ad assegnarla in una delle sedi disponibili indicate nella domanda di trasferimento, in rigoroso rispetto del principio di scorrimento della graduatoria. Credit dirittoscolastico
venerdì 9 settembre 2016
LA SONDA CASSINI ALLA SCOPERTA DI TITANO
La sonda Cassini
Alla scoperta di Titano
1º luglio 2004: dopo un viaggio di 3 miliardi e mezzo di chilometri durato 7 anni la sonda Cassini entra nell'orbita di Saturno. Da allora, Cassini non smette di stupirci con foto e scoperte.
Un cielo arancione, sbiadito solcato da furiosi venti con raffiche che toccano anche i 400 chilometri all'ora. Un'atmosfera ricchissima di azoto e metano e un volto, quello del suolo, rugoso, solcato da tracce simili a canali, fiumi nei quali non è ancora chiaro se e cosa scorra (nella foto).
Un mondo gelido e secco. Ecco Titano, agli occhi e alle orecchie della sonda Huygens, la prima navicella spaziale a mettere piede su un mondo dall'altra parte del nostro sistema solare.
Ripercorriamo i fatti: la sonda Cassini ospitava nel suo viaggio la sonda Huygens, realizzata dall'Esa per staccarsi dalla nave madre e raggiungere il suolo di Titano.
Discesa al buio
Dopo il distacco dalla nave madre Cassini Huygens ha affrontato 20 giorni di viaggio e 4 milioni di chilometri per raggiungere l'atmosfera esterna di Titano. La sonda ha iniziato la sua discesa attraverso le dense nubi della luna da un'altitudine di 1270 chilometri. Nei tre minuti successivi, la decelerazione di Huygens ha consentito di passare da 18000 a 1400 chilometri all'ora.
L'apertura in sequenza del paracadute e il distacco degli scudi termici di protezione hanno rallentato quindi la sonda fino a una velocità di 300 chilometri all'ora, addolcendo il difficile percorso tra i venti della luna e l'ostile atmosfera. E a circa 160 chilometri d'altezza gli strumenti scientifici sono stati accessi da 3 "sveglie" automatiche. Se non avessero funzionato, la missione si poteva dire conclusa e fallita. Da Terra era infatti impossibile comunicare con la sonda. E soprattutto inutile: i comandi impiegano oltre un'ora (67 minuti a essere precisi) per coprire la distanza che ci separa da Saturno. Per questa ragione tutta la sequenza finale di comandi è stata preregistrata e inviata in anticipo.
Credit Focus
L'ORIGINE DELL'AGRICOLTURA
Denti di 8.600 anni fa spostano indietro l'origine dell'agricoltura
Nel tartaro i microfossili di grano e orzo coltivati 08 settembre, 2016
L'origine dell'agricoltura fa improvvisamente un balzo all'indietro di quasi mezzo millennio, da 8.200 a 8.600 anni fa, quando le ultime comunità di cacciatori-raccoglitori convivevano con i primi gruppi di agricoltori, al punto di mangiare anche i loro cibi a base di grano e orzo. Lo dimostrano i microfossili incastonati nel tartaro dei denti di un gruppo di cacciatori-raccoglitori vissuti 8.600 anni fa. Li ha descritti, sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, il gruppo dell'università di Cambridge diretto dall'italiana Emanuela Cristiani.
"E' una scoperta unica, che fa slittare all'indietro l'epoca dei primi cibi domestici", ha detto Cristiani. Arrivata a Cambridge grazie al finanziamento di 1,5 milioni di euro assegnato ai giovani ricercatori nell'ambito del programma europeo Horizon 2020. In novembre tornerà in Italia per insegnare nell'università Sapienza di Roma come professore associato. L'obiettivo del suo progetto è ricostruire la dieta vegetariana dei cacciatori-raccoglitori che popolavano l'Europa 10.000 anni fa, nel Paleolitico e nel Mesolitico, e la sua speranza era di raccogliere dati che avrebbero potuto mettere in crisi vecchie idee.
I denti analizzati provengono da una sepoltura nei Balcani centrali, nella zona delle Gole del Danubio, a Vlasac. "Abbiamo analizzato il tartaro a caccia di microfossili, capaci di fornire una vera e proprio biografia di quello che gli uomini mangiavano", ha spiegato Cristiani. Si è visto così che accanto alle tracce, prevedibili, di avena e piselli selvatici, c'erano quelle di grano e orzo chiaramente riconoscibili come coltivati. C'erano anche particelle di piume, forse respirate mentre si spennavano gli uccelli. Il quadro che emerge è che, circa un millennio prima di quanto si pensasse, i cacciatori-raccoglitori convivevano con i primi agricoltori e, insieme ad essi, mangiavano i cibi coltivati. Credit ANSA
L'ALGORITMO DEL MINISTERO È POCO CHIARO
Mobilità, giudice di Salerno blocca il trasferimento di una docente Campana in Emilia Romagna! Le motivazioni!
Succede al Tribunale di Salerno. L’algoritmo che ha deciso la mobilità al Nord di una docente viene accusato di commettere errori.
Se non li ammette il Ministero che la mobilità straordinaria gestita dagli algoritmi ha creato solo ingiustizie, ci pensa il tribunale.
In questo caso, è stato il giudice Ippolita Laudi, come riporta Il Mattino, a sostenere ingiusto il meccanismo che ha portato una docente salernitana nella lontana Emilia Romagna dopo il piano straordinario di mobilità.
Il giudice ha accolto la domanda cautelare, dato che “la ricorrente, nelle medesime condizioni di altre insegnanti individuate come controinteressate, pur avendo conseguito un punteggio superiore, in assenza di altre condizioni, si è vista scavalcare e non ha ottenuto l’insegnamento della lingua inglese in Campania, in uno degli ambiti territoriali nei quali sono stati coperti nella scuola primaria i posti di lingua inglese assegnati alle controinteressate, con punteggio inferiore”.
Insomma, l’algoritmo ha fatto ingiustizie, secondo la Laudi, aprendo uno spiraglio per migliaia di docenti. Credit Orizzonte scuola
martedì 6 settembre 2016
SCUOLA, SALDO NEGATIVO A TINTE FOSCHE
SCUOLA, SALDO NEGATIVO A TINTE FOSCHE
Ecco come Repubblica, un giornale non certo contrario al governo, dipinge il prossimo anno scolastico!
Promessa tradita o solo rinviata? Con la riforma, enfaticamente battezzata Buona Scuola, Matteo Renzi era convinto di poter finalmente guarire medie e licei, elementari e istituti professionali dai loro mali cronici. E in tempo brevi. Basta masse di docenti precari, demotivati e indietro con i tempi digitali, basta girandole di supplenti, basta incomunicabilità tra il mondo dell'insegnamento e quello del lavoro. Basta docenti costretti ad aggiornarsi a proprie spese. E basta soffitti che crollano in testa ad alunni e insegnanti. Buoni propositi che il bilancio del primo anno di applicazione della legge, come vedremo nel dettaglio, ha disatteso ampiamente.
Vista la gravità di una malattia che affligge la nostra scuola da decenni, forse pensare che pochi mesi potessero essere sufficienti per proiettarla nel terzo millennio era illusorio. Quel che preoccupa maggiormente è semmai la distanza del primo bilancio dagli obiettivi fissati e soprattutto le premesse con cui si appresta a partire il secondo anno di Buona Scuola, con all'orizzonte tante incognite e poche certezze, un avvio tutto in salita e nel caos per via degli insegnanti che non saranno nominati in tempo.
Le notizie che arrivano da ministero, provveditorati e fonti sindacali, parlano per il 2016/17 di un avvio di anno in salita e di un concorso per 64mila cattedre che, a causa di commissioni sorprendentemente troppo severe, non riuscirà a coprire tutti i posti messi in palio e che non si potrà neppure concludere entro i tempi necessari a spedire tutti i docenti in cattedra già a settembre, come invece annunciato. La previsione è che la metà dei posti rimarrà vacante per le troppe bocciature. Più realistica semmai l'ipotesi che per assumere la totalità dei vincitori occorrerà attendere il 2017. Così come le previsioni annunciano 60/80mila docenti inseriti nei nuovi ambiti territoriali chiamati direttamente dai presidi, in alcuni casi con colloqui con domande troppo "sul personale" (ma che potranno cambiare sede dopo la nomina) e di migliaia di posti destinati a restere vacanti ancora per un altro anno. Cattedre da assegnare agli immancabili supplenti di cui la riforma si sarebbe voluta sbarazzare, tagliando così finalmente i costi di gestione dell'istruzione.
Pronostici foschi per l'anno che si avvia ad apertura anche al capitolo bonus sul merito degli insegnanti, che nella passata stagione scolastica ha creato mille divisioni all'interno delle scuole, e sulla eccezionale mole di lavoro che ancora una volta toccherà ai "super presidi" per mettere in pratica i diversi aspetti della riforma. O, ancora, di un'alternanza scuola-lavoro che necessità sicuramente di una messa a punto anche se non sembra essere andata poi così male come si temeva.
Tra le poche certezze nel primo bilancio di Buona Scuola c'è stato il gruzzolo per l'aggiornamento distribuito ad ottobre: 500 euro a docente per l'acquisto di libri, spettacoli cinematografici e teatrali, corsi di aggiornamento ed altro. E il Piano nazionale Scuola digitale che sta cercando di modernizzare attrezzature, strutture e metodi di insegnamento. Per Pino Turi, della Uil "lo scorso anno, i problemi sono stati messi sotto il tappeto o rinviati: i veri effetti della legge 107 si vedranno il prossimo anno". “Governare un settore delle dimensioni della scuola senza la collaborazione del personale e il coinvolgimento dei sindacati è illusorio ed avventuroso per l'esecutivo".
E, aggiunge Lena Gissi, a capo della Cisl scuola, "non è neppure detto che gli alunni troveranno tutti i docenti in classe per l'avvio delle lezioni" perché “contrariamente agli anni passati, tutte le operazioni sul personale (immissioni in ruolo, assegnazioni provvisorie e utilizzazioni per un anno) dovranno concludersi entro il 15 e non entro il primo settembre, come stabilì la Gelmini nel 2008. Così, la nomina dei supplenti arriverà soltanto dopo". In parecchie regioni – Lombardia, Piemonte, Veneto, Umbria, Sicilia solo per citarne alcune – la prima campanella suonerà però prima di questa data. E quello di ritrovarsi la squadra dei docenti completa a novembre è più una certezza che un rischio. Domenico Pantaleo, alla guida della Flc Cgil, è decisamente pessimista. Parla di “contraddizioni, disfunzioni e incertezze che minacciano di scaricarsi sul prossimo anno scolastico, facendo ripiombare gli istituti nelle innumerevoli emergenze quotidiane".
Anche i presidi, solitamente meno pregiudizialmente ostili alle novità, non sembrano ottimisti. “Sarà un altro anno di fuoco per le tante incombenze cui dovremo far fronte per la piena attuazione della legge 107", sottolinea Paolino Marotta, dell'Andis. “Nei prossimi mesi – prevede – i nodi verranno al pettine". E snocciola una serie di questioni su cui dovrà concentrarsi da subito: dai criteri per attribuire il bonus premiale ai docenti, all'esonero dei vicari, passando proprio per la valutazione dei dirigenti scolastici, che parte a settembre. “Si può ben immaginare quale autunno caldo si preannuncia", conclude Marotta.
Francesca Puglisi, Responsabile nazionale Scuola del Pd che la Buona Scuola l'ha tenuta a battesimo al Senato, difende le scelte del governo Renzi. “Dopo anni di tagli, ha aumentato di 3 miliardi all'anno l'investimento nella scuola". La parlamentare democratica ricorda quindi tutti gli obiettivi centrati: dalle assunzioni al bonus da 500 euro a favore degli insegnanti, dalla maggiore attenzione verso i problemi dell'edilizia scolastica al Nuovo piano nazionale per la scuola digitale.
Dove il primo anno di riforma ha evidenziato limiti e velleità è soprattutto in quello che avrebbe dovuto essere il cuore del provvedimento: lotta al precariato e fine della supplentite, l'enorme numero di sostituti che le scuole e i provveditorati sono costretti a nominare ogni anno per far partire la macchina. Le statistiche parlano chiaro. Le supplenze sono calate appena di 13mila unità su 118mila, mentre le graduatorie provinciali dei precari – che servono a reclutare metà degli immessi in ruolo ogni anno – contano ancora 45mila iscritti. Va detto però che si partiva da quota 122mila e che a partire da settembre il numero dei supplenti reduci dal Piano da 103mila assunzioni previsto dalla riforma dovrebbe assottigliarsi ancora. Fino al completo svuotamento delle liste.
Passi falsi l'avvio della Buona Scuola sembra averli compiuti anche nella gestione dell'organico di potenziamento e perfino sull'assegnazione del tanto reclamizzato bonus, che in linea teorica avrebbe dovuto premiare i professori migliori. I docenti dell'organico di potenziamento – 48mila unità inviate nelle scuole a novembre del 2015 con l'intento di potenziare Musica e Educazione motoria alle elementari, le lingue straniere alla medie, Diritto ed Economia alle superiori – sono stati invece utilizzati spesso come tappabuchi. Quando non sono rimasti ad annoiarsi in biblioteca aspettando che qualcuno li chiamasse per una supplenza o per un altro incarico. E il prossimo anno non sembra possa andare meglio con i “potenziatori", perché tra "assegnazioni provvisorie" e "utilizzazioni" i presidi potrebbero ritrovarsi ancora con docenti non scelti da loro. Così bisogna sperare che i miliardi già spesi per rimettere in sicurezza e abbellire le tante scuole sgarrupate disseminate in ogni angolo del Paese evitino almeno che i soffitti continuino a crollare sulla testa di scolari e maestri, studenti e professori. Ma basta una violenta scossa di terremoto per portare, al di là delle buone intenzioni, tutti con i piedi per terra. Credit Repubblica
domenica 4 settembre 2016
Nella Via Lattea una stella non ancora nata
Per 16 anni è stata un rompicapo cosmico, sembrava anziana
La sua eta' e' stata un rompicapo cosmico per ben 16 anni e alla fine si e' scoperto che non e' ancora nata: e' una stella distante oltre 12.000 anni luce dalla Terra, ha una massa di circa 10 volte quella del sole ed emette un'energia circa 20.000 volte superiore a quella della nostra stella. E' anche ricca di ossigeno ed emette una grande quantita' di onde radio, proprio come fanno le stelle anziane. Questa sua caratteristica ha tratto in inganno per anni, ma adesso il gruppo del Goddard Space Flight Center della Nasa ha risolto il mistero e ha descritto la stella in formazione sull'Astrophysical Journal.
''E' dal 2000 che gli astronomi stanno studiando questa stella per cercare di capire a che punto dello sviluppo sia'', ha osservato il coordinatore della ricerca, Martin Cordiner. Chiamata IRAS 19312+1950, la stella aveva piu' volte tratto in inganno i ricercatori. Per certi versi sembrava anziana, ma i gas presenti nella nube che la circondava erano caratteristici delle regioni in cui nascono nuove stelle. Inizialmente gli astronomi avevano pensato anche a una sorta di 'illusione ottica', prodotta dall'embrione di una stella apparentemente sovrapposto a una stella anziana.
Tuttavia nessuno dei due scenari convinceva molto gli astronomi, che per risolvere il giallo cosmico hanno deciso di osservare la stella agli infrarossi utilizzando i telescopi spaziali Spitzer della Nasa e Herschel dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). Cosi' sono riusciti ad analizzare i gas e le polveri della nube, scoprendo che i granelli delle polveri presenti nella nube erano 'incastonati' nel ghiaccio. Questo fenomeno, come un vetro opaco, indeboliva la luce della stella, che per questo sembrava anziana. Credit ANSA
Al centro dell'immagine, in arancione, la stella della Via Lattea che si sta ancora formando (fonte: NASA/JPL-Caltech)
giovedì 1 settembre 2016
Il primo incontro ravvicinato tra Juno e Giove!
Il primo incontro ravvicinato tra Juno e Giove!
Il primo flyby di Juno è avvenuto con successo. Per ora ci ha restituito questa foto. E presto dfovrebbe regalarci una fenomenale serie di dati raccolti da tutti i suoi strumenti.
giove-juno
La sonda della NASA Juno ha sfiorato per la prima volta il fitto mantello di nubi di Giove. È passata alla quota di 4.200 chilometri e alla folle velocità di 208mila chilometri orari nel primo dei 36 flyby (o passaggi radenti) che caratterizzano la prima parte della sua missione che si dovrebbe completare nel febbraio 2018.
Mai la sonda si era avvicinata così tanto al pianeta — la manovra di inserimento orbitale, infatti, era stata eseguita 460 chilometri più in alto — e mai si riporterà a distanze così ravvicinate. Ma soprattutto era la prima volta che tutti gli strumenti della sonda erano accesi, funzionanti e puntati sul pianeta. «I primi dati di telemetria indicano che tutto ha funzionato come previsto», ha spiegato Rick Nybakken della NASA.
«Stiamo ottenendo dei primi dati molto interessanti», ha aggiunto Scott Bolton, a capo della missione. «Ci vorranno però un po’ di giorni per scaricare tutti i dati raccolti durante il sorvolo e molti altri per comprendere ciò che Juno sta tentando di dirci».
Particolarmente attese sono le immagini ad alta risoluzione dell'atmosfera giovia scattate dalla fotocamera JunoCam.
Nel frattempo, JUNO ha inviato un primo "assaggio": una veduta del polo nord di Giove, scattata durante la manovra di avvicinamento a una distanza di circa 703mila chilometri.
Juno sonderà la struttura profonda di Giove, la circolazione atmosferica e la fisica delle alte energie del suo ambiente magnetico e potrà così rivelare importanti indizi sulla formazione e l’evoluzione del gigante del Sistema solare, che potranno aiutarci ad avere una maggiore comprensione della nascita del nostro sistema planetario.
Un particolare della prima foto ravvicinata di Giove scattata da Juno durante il primo flyby. L'immagine totale si si trova qui.