martedì 8 novembre 2022

Le statue di San Casciano dei Bagni: scoperti 24 bronzi riemersi dall'acqua come a Riace. 08 nov 2022


Le statue di San Casciano dei Bagni: scoperti 24 bronzi riemersi dall'acqua come a Riace.  08 nov 2022 

   

 

 Divinità, matrone, fanciulli, imperatori. Protetto per 2300 anni dal fango e dall'acqua bollente delle vasche sacre, è riemerso in Toscana un deposito votivo mai visto: insieme alle statue trovate anche migliaia di monete ed ex voto       

    

Si tratta della “scoperta più importante dai Bronzi di Riace e certamente uno dei ritrovamenti di bronzi più significativi mai fatti nella storia del Mediterraneo antico”. Sono le parole del direttore musei del MiC Massimo Osanna a commento dell’incredibile ritrovamento a San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena  Bronzi di riace, 50 anni fa il ritrovanento     

        

Le statue sono riemerse dagli scavi nel comune toscano, integre, in perfetto stato di conservazione. Cinque sono quasi alte un metro. Tra le più sorprendenti quella di un giovane efebo, una statua di Igea, dea della salute, con un serpente arrotolato sul braccio. E poi Apollo, altre divinità, matrone, fanciulli, imperatori     

           

“Una scoperta che riscriverà la storia e sulla quale sono già al lavoro oltre 60 esperti di tutto il mondo”, ha detto all’Ansa l’archeologo Jacopo Tabolli, giovane docente dell’Università per Stranieri di Siena, che dal 2019 guida il progetto     

    

Secondo Tabolli si tratta indubbiamente di un tesoro “assolutamente unico”, accompagnato da una incredibile quantità di iscrizioni in etrusco e in latino. E ancora: migliaia di monete e una serie di altrettanto interessanti offerte vegetali  Aosta, ritrovamento archeologico di "pregio"     

    

Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che ha già visitato il laboratorio di restauro è entusiasta. “Un ritrovamento eccezionale che ci conferma una volta di più che l’Italia è un paese fatto di tesori immensi e unici. La stratificazione di diverse civiltà è un unicum della cultura italiana”     

       

Le opere in bronzo sono state realizzate con tutta probabilità da artigiani locali, secondo gli studiosi si possono datare tra il II secolo avanti Cristo e il I dopo. Facevano parte di un santuario, con piscine ribollenti, terrazze digradanti, fontane, altari.    

    

“Un santuario che esisteva almeno dal III secolo a.C. e rimase attivo fino al V d.C., quando in epoca cristiana venne chiuso ma non distrutto, le vasche sigillate con pesanti colonne di pietra, le divinità affidate con rispetto all’acqua”, racconta ancora Tabolli.

Credit     Sky Tg24

     

 

  

 

 

 

      


lunedì 1 giugno 2020

Abolito per i medici l'esame di stato per esercizio della professione, ottima scelta! Viceversa per i loro colleghi Biologi, Psicologi e Farmacisti no! Qualcosa non torna!



I laureati in Medicina in possesso giudizio di idoneità del tirocinio pratico valutativo sono da "ritenersi abilitati alla professione". È quanto precisa il Ministero dell’Università in una circolare con i chiarimenti e il percorso di attuazione della norma inserita nel decreto legge n.18 del 17 marzo 2020 che ha abolito l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione medica.

Inoltre per coloro  che ancora non si sono laureati, a breve sarà emanato un decreto che permetterà alle Università di  procedere direttamente, con proprio decreto rettorale, alla  modifica del Regolamento didattico di Ateneo (disciplinante gli ordinamenti dei singoli Corsi di Studio della Classe LM/41-Medicina e Chirurgia) che, in termini di valore abilitante del titolo accademico rilasciato, produrrà i sui effetti immediatamente, quindi per tutti i titoli rilasciati da quel momento in poi.

Nella circolare poi si fa anche riferimento allo svolgimento per l’anno 2020 delle sessioni di tirocinio pratico-valutativo. La norma precisa che "alla luce delle difficoltà operative derivanti dall’emergenza in atto, si comunica che la data di avvio della prima sessione del tirocinio pratico-valutativo prescritto è fissata al 22 giugno 2020, ciò anche al fine di consentire a tutti i laureati della sessione straordinaria di esame finale a.a. 2018/2019 (prorogata fino al 15 giugno 2020 dall’art. 101, c. 1, del D.L. n. 18/2020), di prendervi parte".

Alla luce di tali legittimi provvedimenti ci si chiede come mai per le Professioni di Psicologo, Biologo e Farmacista non si attuino gli stessi criteri visto il reale coinvolgimento delle categorie nella pandemia Covid-19. Queste le  rivendicazioni della categoria. 

http://akademikoi.blogspot.com/2020/06/psicologia-vs-burocrazia.html?m=1

Psicologia Vs burocrazia!

Salve,

Siamo i laureati in psicologia, farmacia e biologia. Vi scriviamo in quanto non ci sentiamo minimamente tutelati dalle Istituzioni che dovrebbero rappresentarci prime tra tutte il Ministero dell’Università e della Ricerca e cercheremo di raccontarvi la nostra vicenda nella maniera più sintetica possibile. 
Essendo laureati, per poter accedere nel mondo del lavoro necessitiamo dell’abilitazione all’esercizio della professione e dell’iscrizione al nostro Ordine professionale. Per ottenere l’abilitazione è necessario il superamento di un esame di Stato che si tiene due volte l’anno (prima sessione a Giugno e la seconda nel mese di Novembre). Tale esame si compone di molteplici prove, ed ha una durata di diversi mesi per il suo completamento, in quanto per accedere alla prova successiva è necessario il superamento di quella precedente. In questi mesi di emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di COVID-19, sono state prese diverse decisioni in merito allo svolgimento dei nostri Esami di abilitazione, senza tuttavia considerare minimamente la nostra opinione in merito. Ma andiamo per ordine:
Il 25 Marzo il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU), massima espressione della rappresentanza studentesca universitaria e organo politico e ministeriale, redige un documento nel quale si richiede al Ministero dell’Università della Ricerca di legiferare in merito agli esami di abilitazione alla professione. Tale documento riporta la volontà e la necessità di una reale semplificazione di tali esami in quanto a meno di 2 mesi dal loro inizio non sono state date disposizioni in merito agli stessi da parte del Ministero. 
L’8 Aprile viene approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il cosiddetto “DL Scuola” (n. 22/2020). In quest’ultimo si fa riferimento per la prima volta dopo più di un mese dall’inizio dell’emergenza sanitaria ai nostri esami di abilitazione. Nello specifico all’articolo 6, si fa riferimento alla possibilità da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca di individuare delle modalità di svolgimento alternative da quello ordinarie, comprese modalità a distanza.
Il 24 Aprile viene approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM n. 38/2020. Con quest’ultimo il Ministro Manfredi fa differire i termini della prima sessione degli esami di Stato, dal 16 di Giugno al 16 di Luglio.
Il 29 Aprile viene approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM n. 57/2020. In quest’ultimo il Ministro Manfredi, in deroga alle disposizioni normative vigenti, trasforma l’esame di Stato di abilitazione all’esercizio delle nostre professioni, per la prima sessione dell’anno 2020, in un’unica prova orale svolta con modalità a distanza omnicomprensiva di tutte le materie previste nell’esame di stato canonico. Nel prendere tale decisione consulta gli Ordini professionali per chiedere un parere in merito a tale decisione che danno il loro nullaosta come riportato nella sezione iniziale dello stesso DM. Gli Ordini danno tale parere senza considerare le richieste che avevamo provato a portare loro, sottolineando la situazione critica che stavamo vivendo e richiedendo informazioni in merito, ma anche questa volta veniamo ignorati per oltre 2 mesi. Allo stesso modo le rappresentanze studentesche, nella figura dell’organo ministeriale CNSU, che avevano provato a comunicare con il Ministro vengono ignorate e non vengono consultate in merito a tale scelta. 
Nei mesi sopracitati noi laureati ci siamo mobilitati facendo gruppo e tentando di ottenere informazioni in merito ai nostri esami di Stato dalle diverse istituzioni, ministeriali, ordinistiche e universitarie. Nessuno ci ha considerato rimpallando la questione da un organo all’altro. Ci siamo dunque radunati sotto un’unica egida chiedendo che il nostro esame di Stato venisse tramutato nel riconoscimento del tirocinio professionalizzante, così come era stato fatto per i medici tramite il DL Cura Italia nel mese di Marzo, essendo professioni sanitarie e in quanto sappiamo bene che l’abolizione degli esami di abilitazione risulterebbe anticostituzionale (Art. 33 comma 5). 
Attraverso diversi canali siamo riusciti ad interfacciarci con alcuni esponenti politici, sia della maggioranza che dell’opposizione, e che sembravano avere a cuore i nostri interessi. Viene quindi proposto un emendamento in Commissione 7a Senato (Istruzione, beni culturali) all’interno del Disegno di Legge con dicitura A.S. 1774. Tale DDL fa riferimento al DL Scuola discusso in questi giorni al Senato e che deve essere revisionato e pubblicato entro il 7 Giugno da Senato e Camera. L’emendamento è il “6.7 testo 2” e richiede che l’abilitazione alle nostre professioni avvenga per mezzo della valutazione dei nostri tirocini professionalizzanti. A meno di due giorni dalla sua discussione in aula al Senato (26 Maggio) tale emendamento viene ritirato dai senatori che lo avevano proposto (Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione) in quanto a detta loro sarebbe stato bocciato dalla maggioranza. Per tale motivo viene trasformato in Ordine del Giorno che deve essere discusso in aula. Chiediamo quindi spiegazioni ai senatori in merito alle motivazioni che la maggioranza avrebbe portato nella discussione sulla bocciatura dell’emendamento stesso, ma questi ci dicono di rivolgerci agli esponenti della maggioranza o peggio ancora ci ignorano. Nel mentre l’ordine del giorno non viene neanche più discusso in aula in quanto si trova un accordo sul DL tramite un maxi-emendamento che ci esclude totalmente dato che la discussione di più di 2 giornate di plenaria in Senato verte sul tema esami di maturità e concorsi pubblici sull’insegnamento.  
Nelle date del 21/22/23 Maggio viene nuovamente convocato il CNSU. Quest’ultimo redige un documento nel quale chiede al Ministero dell’Università e della Ricerca di analizzare e valutare immediatamente la possibilità, in base alle varie specificità, di effettuare una revisione della procedura di abilitazione per i corsi di laurea che prevedono già un percorso con un tirocinio abilitante che ne attesta le competenze, contemplando la possibilità di abolire l’esame di stato, anche per le altre Classi di laurea che non hanno ancora un percorso formativo abilitante relative a discipline ordinistiche. Ad oltre una settimana dopo il Ministro Manfredi non si è ancora espresso in merito.
Le università nel mentre pubblicano bandi nel quale viene specificato che nel caso le connessioni internet saltassero durante il colloquio d’esame, starà alle commissioni esaminatrici la volontà di un eventuale bocciatura. Oltre al fatto di esplicitare che la tassa di iscrizione non verrà rimborsata in tale eventualità. Abbiamo più e più volte cercato un dialogo per dimostrare che le barriere tecnologiche purtroppo esistono e che spesso creano disuguaglianze nel nostro Paese, ma anche in questo caso siamo stati ignorati. Siamo arrivati a un punto di sopportazione nel quale non abbiamo paura a intraprendere ricorsi legali qualora queste dovessero rimanere le disposizioni finali, sia nei confronti delle singole Università che nei confronti dei commissari esaminatori. Non è possibile che veniamo esaminati in una simile maniera, nella quale il potere decisionale in merito al nostro futuro sia completamente nelle mani delle commissioni esaminatrici. Un esame che normalmente si svolge in più di 3 mesi con prove intervallate da finestre temporali di più settimane adesso viene accorpato e svolto in un colloquio telematico di cui non conosciamo neppure le tempistiche. E’ impensabile che non vi saranno disuguaglianze tra i candidati che sosterranno l’esame nella prima settimana e coloro che invece si vedrà esaminati settimane dopo. Un colloquio telematico che viene a costare a noi candidati in alcune sedi universitarie oltre i 400€, in un momento di totale crisi economica. Per l’ennesima volta non vi è alcuna tutela nei nostri confronti. 
Ci sentiamo presi in giro dalla politica e non considerati da chi dovrebbe rappresentarci. Non siamo dei ragazzini, e non staremo in silenzio a farci trattare in questa maniera. E’ tempo che l’opinione pubblica dia voce anche a chi fino ad ora non l’ha avuta e vi chiediamo quindi di riportare questa notizia. 

venerdì 3 marzo 2017

DSA e digitale

Spesso durante una lezione con la LIM o la proiezione di slide PowerPoint i ragazzi copiano i contenuti o si attardano nello scrivere! Per venire loro incontro e educarli al digitale faccio usare lo smartphone con la App Office Lens. Questa ritaglia, migliora e rende leggibili le immagini di lavagne e documenti. Può anche convertire le immagini in file PDF, Word e PowerPoint modificabili e salvarli in OneNote o in OneDrive.

Office Lens è come uno scanner tascabile: come per magia, digitalizza le note sulle lavagne. Con Office Lens puoi avere sempre a portata di mano documenti o biglietti da vista importanti, annotare idee e scattare foto per riferimento futuro, raccogliere ricevute o foglietti volanti per non perderli. Provare per credere!

venerdì 24 febbraio 2017

LA SCUOLA MEDIA E LA COSTITUZIONE

E' il 31 dicembre 1962: da appena un mese è stata portata a termine dal quarto governo Fanfani la nazionalizzazione dell'energia elettrica, mentre ora, con la legge n.1859, si va a istituire la nuova Scuola media unificata. Qualcuno l'ha definita la più importante riforma scolastica del dopoguerra e, dopo sessant'anni, è una definizione che tutto sommato le sta ancora a pennello.

Va detto subito che essa trova i suoi presupposti in alcuni articoli inattuati della Costituzione: nello specifico si dà finalmente seguito all'articolo 34 (istruzione obbligatoria per almeno otto anni) per cui si viene a prescrivere che la fascia dell'obbligo venga elevata fino all'età di 14 anni e abbia carattere gratuito.

Nell'intenzione del legislatore viene auspicato che questo segmento di istruzione sia chiamato a svolgere non già una funzione di filtro selettivo, come avveniva nella vecchia scuola media, bensì abbia il compito di formare su un ampio ventaglio di materie i preadolescenti, favorendo così la scelta del percorso a loro adatto nel successivo ciclo di studi .

Recita la legge infatti all'art.1: “La scuola media concorre a promuovere la formazione dell’uomo e del cittadino secondo i principi sanciti dalla Costituzione e favorisce l’orientamento dei giovani ai fini della scelta dell’attività successiva”. Infatti la nuova Scuola media riunifica in un unico ambito la molteplicità delle opzioni presenti dopo il ciclo primario che obbliga le famiglie a una scelta di vita sin troppo precoce.

Prima di allora, infatti, per la fascia di età compresa fra i 11 e 14 anni è prevista l'opzione tra una scuola media triennale, istituita dalla riforma Bottai nel 1940, cui si accede con un impegnativo esame di ammissione, e altre specializzazioni professionalizzanti, tutte di derivazione gentiliana. Il problema è però che mentre la prima opportunità consente il successivo proseguimento degli studi in tutti i settori dell'istruzione secondaria superiore, l'altra scelta non lo permette.

Si tratta, in questo secondo caso, e fondamentalmente stiamo parlando di ambiti riservati alle fasce sociali meno abbienti, di optare o per i corsi di avviamento professionale o per i percorsi di scuola post-elementare. Scelte che però vincolano l'eventuale proseguimento degli studi solamente alle scuole e agli istituti professionali; un'opzione quindi che, impedendo all'utenza di vivere la scuola come una reale opportunità di crescita sociale, si pone in contrasto con lo spirito egualitario teorizzato dell'articolo 3 della Costituzione, il quale afferma invece l'importanza di assicurare pari dignità e opportunità a tutti i cittadini (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale […] è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che […] impediscono il pieno sviluppo della persona umana”).

Ma non è tutto. La nuova legge abolisce anche l'esame di ammissione alla scuola media, mentre la Licenza media conseguita con il superamento dell'esame finale, consente la successiva iscrizione a tutti i tipi di istruzione superiore. Contestualmente viene posto fuori legge il lavoro minorile, anche sotto forma di apprendistato, per i minori di 14 anni: la legge 1859 si pone dunque a fondamento di quella scolarizzazione di massa che l'Italia perseguirà, con notevole successo, a partire dagli anni sessanta.

Sul piano politico in Parlamento si registra un'ampia convergenza di tutte le forze politiche sul disegno di legge voluto dall'allora ministro Luigi Gui. La vexata quaestio del latino ( i fautori: 'perché insegna a ragionare', i detrattori: 'perché è una lingua morta') vede la DC e il PSI inizialmente contrapposti: DC per il sì PSI, e in particolare Pietro Nenni, per il no. Il braccio di ferro si conclude con un compromesso: latino obbligatorio per tutti in seconda media e facoltativo in terza, per chi ha intenzione di iscriversi poi al liceo classico.

Un compromesso che in realtà scontenta tutti e che alla fine porterà nel 1977 (l.348) all'abolizione del latino dalla scuola media come materia obbligatoria.
Per concludere questa riflessione in occasione dei 50 anni dal varo della nuova scuola media (o scuola secondaria di I grado, come l'ha ridefinita il d. l.vo 59/2004, attuativo dell’art. 1 della l. 53/2003) vogliamo ricordare quanto attuale ancora sia ancora il dibattito sulle vere o presunte responsabilità di questo segmento scolastico in relazione ai deludenti livelli degli apprendimenti denunciati dagli studenti italiani nelle periodiche rilevazioni internazionali e nazionali (OCSE PISA, TIMSS, INVALSI).

Una polemica che viene da molto lontano se si ricorda che proprio all'indomani della riforma della legge 1859/62 gli insegnanti liceali insorgono dal momento che la scuola media viene meno alla sua originaria funzione di scuola secondaria inferiore che assolve una funzione preparatoria in relazione al grado scolastico superiore.

Proprio a seguito della riforma del 1962, essa svolgerà da quel momento in poi una funzione più a carattere formativo (orientato a offrire occasioni di sviluppo della personalità in tutte le direzioni) che solo propedeutico in relazione ai successivi gradi scolastici, come espressamente ribadito nella premessa ai nuovi programmi del 1979 (dove si afferma che: [la scuola media] non è finalizzata all'accesso alla scuola secondaria di secondo grado pur costituendo il presupposto indispensabile per ogni ulteriore impegno scolastico) e dunque meno propensa ad appiattirsi su una funzione meramente 'ginnasiale' come di fatto accadeva nella vecchia scuola media della riforma Bottai del 1940. Credit Encyclopedia Treccani


venerdì 6 gennaio 2017

La chiamata diretta secondo la CGIL scuola dopo l'intesa del 29 dicembre


Premessa

L’intesa sottoscritta al MIUR il 29 dicembre 2016 è il punto di approdo di una serie di incontri politici richiesti unitariamente dalla FLC CGIL, Cisl scuola, Uil scuola e Snals, avviati con il precedente Capo di Gabinetto della Ministra Giannini e proseguiti poi con la nuova Ministra Fedeli e il nuovo Capo di Gabinetto dott.ssa Bono. Tale esito si collega anche all’accordo sul Pubblico Impiego sottoscritto dalle Confederazioni Sindacali con il precedente Governo il 30 novembre 2016 nel quale il Governo si è impegnato a ripristinare un nuovo equilibrio tra legge e contratto, a favore di quest’ultimo, nelle materie riguardanti il rapporto di lavoro. Si è trattato, in definitiva, del primo banco di prova sulla concreta applicazione di tale accordo, pur in assenza, ad oggi, di una modifica legislativa riguardante il testo unico sul pubblico impiego D.lgs 165/01 come modificato dal D.lgs 150/09 (cosiddetta legge Brunetta). L’esito è particolarmente importante e positivo dal momento che, con questa intesa, sono stati di fatto superati alcuni vincoli legislativi riguardanti la mobilità contenuti non solo nella legge 107/15 (quali l’obbligo alla mobilità solo su ambito territoriale oppure le modalità di assegnazione dei docenti titolari su ambito alle scuole), ma anche nella precedente legge 128/2013 (riguardo al blocco triennale per la mobilità interprovinciale per i neo assunti).

Nella trattativa che ora si avvia sul testo del CCNI saranno affrontati tutti i problemi specifici riguardanti la mobilità di tutto il personale della scuola, docenti, educatori e personale ATA, che l’intesa non ha trattato, occupandosi esclusivamente dei principali nodi politici che impedivano l’avvio del confronto sulla mobilità docenti.

I contenuti dell’Intesa

Per ciascun grado di scuola la mobilità avverrà in una unica fase, comprensiva prima della mobilità nell’ambito della provincia, poi tra province diverse. Si tratta di una grande semplificazione rispetto alle 8 diverse fasi dello scorso anno dovute ai vincoli imposti dalla legge 107/15 che hanno provocato i numerosi errori che ci sono stati. Questa semplificazione consentirà tra l’altro, come accadeva negli anni passati, di poter ottimizzare i posti che si andranno a liberare nella successiva mobilità verso altra provincia, oppure nella mobilità professionale, a beneficio della mobilità provinciale.

Tutti i docenti, senza distinzione alcuna tra neo immessi in ruolo (ivi compresi gli assunti 2016-2017) o già in ruolo ante legge 107/15, potranno partecipare sia alla mobilità provinciale che a quella interprovinciale, in deroga al blocco triennale.

Tutti i docenti, in un unico modulo di domanda, avranno a disposizione “15 righe”, ovvero potranno esprimere fino ad un massimo di 15 preferenze. Sarà possibile esprimere liberamente, a seconda delle scelte e delle convenienze di ciascuno e in ciascun grado di scuola, sia preferenze di singole scuole (ma fino ad un numero massimo di 5), che di ambito o di provincia. Non ci saranno più le preferenze sintetiche quali il comune o il distretto scolastico e coloro che vorranno avere il massimo di opportunità a trasferirsi, magari perché attualmente titolari lontano della propria residenza, potranno indicare anche 15 ambiti o 15 province diverse (oppure un mix degli uni e delle altre). Chi, al contrario, non intende diventare titolare su ambito potrà indicare esclusivamente preferenze su scuola, fino ad un massimo di 5. Questa possibilità è data non solo ai docenti titolari su scuola ma anche a coloro che sono attualmente titolari su ambito, senza alcuna distinzione tra mobilità provinciale o interprovinciale. Di fatto è stato superato in toto quanto disposto nella seconda parte del comma 73 della legge 107/15.

I docenti che vengono individuati perdenti posto (con regole che saranno concordate successivamente nel testo del CCNI da definire nelle prossime settimane) avranno l’opportunità di partecipare alla mobilità volontaria come tutti e con le stesse regole.

Qualora non vengano soddisfatti su nessuna delle preferenze indicate, saranno trasferiti d’ufficio ma solo su scuola (con il criterio della viciniorietà) e non su un ambito, (come invece prevedeva lo stesso comma 73 della legge 107/15) e solo nella provincia di attuale titolarità.

Il 60% dei posti che residueranno dopo la mobilità provinciale (quindi dopo avere riassorbito anche l’eventuale esubero di ciascuna provincia) verranno destinati alle nuove immissioni in ruolo per il 2017-2018; il 30% sarà riservato ai trasferimenti da fuori provincia, il restante 10% alla mobilità professionale. Tale ripartizione, che avrà validità esclusivamente per il prossimo anno e verrà eventualmente rivista negli anni successivi, ha lo scopo di favorire da un lato le assunzioni in ruolo in ciascuna provincia, dall’altro anche la mobilità tra province che il tavolo ha unanimemente ritenuto per il prossimo anno prioritaria rispetto alla mobilità professionale (NB: si ricorda che negli anni passati ai trasferimenti da diversa provincia veniva riservata la “metà del 50% dei posti disponibili”, ovvero il 25% dei posti totali).

Verranno riviste anche le tabelle di valutazione dei punteggi (sia per docenti, educatori e Ata), relativamente alla sola mobilità volontaria, al fine di riconoscere “pari dignità” al servizio prestato nelle scuole statali, indipendentemente se con contratto a tempo indeterminato, determinato o in ruolo diverso.

Nell’intesa è stato infine previsto che le procedure per l’assegnazione dagli ambiti alle scuole (la cosiddetta “chiamata diretta” o “chiamata per competenze” della L. 107/15), saranno uguali su tutto il territorio nazionale per garantire trasparenza ed imparzialità e saranno definite in un accordo distinto, da sottoscrivere contestualmente a quello definitivo sulla mobilità. I requisiti che le scuole potranno indicare verranno stabiliti a livello nazionale in un elenco allegato all’accordo e dovranno essere deliberati dal collegio docenti di ogni singola scuola in coerenza con il PTOF o con la revisione dello stesso, in relazione ai posti assegnati a ciascuna scuola in organico. In assenza di delibera da parte del collegio docenti la scuola non potrà procedere a conferire alcun incarico e alla copertura dei posti rimasti vacanti dovrà provvedere l’USR sulla base del solo punteggio della mobilità.

Questi sono gli aspetti più rilevanti che l’Intesa ha preso in esame. Tutte le altre problematiche connesse al rinnovo del CCNI verranno affrontate nel prosieguo della trattativa che dovrà tra l’altro occuparsi, in coerenza con la revisione della tabella, del riconoscimento del servizio pre-ruolo prestato continuativamente sul posto di sostegno ai fini del computo dell’obbligo di permanenza quinquennale; della specificità della mobilità professionale straordinaria sui licei musicali; della revisione delle precedenze di legge, tenuto conto dell’eliminazione dei comuni come preferenza sintetica e della presenza di ambiti territoriali comprendenti più comuni e di quelli sub-comunali nelle grandi città.

L'apertura del tavolo negoziale è prevista presumibilmente per il 9/10 gennaio 2017.

martedì 11 ottobre 2016

AMERIGO VESPUCCI E LA SCOPERTA DELL'AMERICA!

AMERIGO VESPUCCI E LA SCOPERTA DELL'AMERICA!

Amerigo durante il suo secondo viaggio si rende conto, anche con le conoscenze del tempo, che tra l'Europa e l'Asia c'era qualcosa di molto grosso!
Osservava  attentamente il cielo, e la notte del 23 agosto del 1499, durante il suo secondo viaggio scrisse:

« In quanto alla longitudine dico che per conoscerla incontrai moltissima difficoltà che ebbi grandissimo studio in incontrare con sicurezza il cammino che intraprendemmo. Tanto vi studiai che alla fine non incontrai miglior cosa che vedere e osservare di notte la opposizione di un pianeta con un altro, e il movimento della luna con gli altri pianeti, perché la Luna è il più rapido tra i pianeti come anche fu comprovato dall'almanacco di Giovanni da Monteregio, che fu composto secondo il meridiano della città di Ferrata concordandolo con i calcoli del Re Alfonso: e dopo molte notti passate ad osservare, una notte tra le altre, quella del 23 agosto 1499, nella quale vi fu una congiunzione tra la Luna e Marte, la quale congiunzione secondo l'almanacco doveva prodursi a mezzanotte o mezz'ora prima, trovai che all'uscire la Luna dal nostro orizzonte, che fu un'ora e mezza dopo il tramonto del Sole, il pianeta era passato per la parte di oriente, dico, ovvero che la luna si trovava più a oriente di Marte, circa un grado e qualche minuto, e alla mezzanotte si trovava più all'oriente quindici gradi e mezzo, dimodoché fatta la proporzione, se le ventiquattrore mi valgono 360 gradi, che mi valgono 5 ore e mezza? Trovai che mi valevano 82 gradi e mezzo, e tanto distante mi trovavo dal meridiano della cibdade de Cadice, dimodoché assignando cada grado 16 e 2/3 leghe, mi trovavo 1374 leghe e 2/3 più ad occidente della cibdade de Cadice. »


« La ragione per la quale assegno ad ogni grado 16 leghe e 2/3 è perché secondo Tolomeo e Alfagrano, la Terra ha una circonferenza di 6.000 leghe, che ripetendosi in 360 gradi, corrisponde ad ogni grado a 16 leghe e 2/3 e questa proporzione la provai varie volte con il punto nave di altri piloti cosicché la incontrai vera e buona. »

In seguito a questi ragionamenti vari astronomi e cosmografi dell'epoca e delle epoche successive riconobbero che Vespucci aveva inventato come verificare una longitudine con il metodo della distanza lunare. Ad esempio nel 1950, l'astronomo del Vaticano, il professor Stein, disse: «Mi meraviglia che fino ad oggi nessuno abbia verificato le osservazioni fatte da Vespucci nella notte del 23 agosto 1499, dove calcolava la posizione relativa di Marte e della Luna in quell'epoca».

Da tutto ciò si evince che Vespucci sapeva benissimo dove si trovasse, ed era in grado più di ogni altro di fare il punto nave con precisione quasi assoluta.

E ad agosto li nella Patagonia è pieno inverno vicino al polo sud

Citazione|Navigammo fino ad incontrare che il Polo meridionale si elevava cinquantadue gradi sopra l'orizzonte, in termini che già non potevamo vedere la Orsa maggiore né la minore. Il 3 di aprile ci fu una tormenta così forte che ci fece ammainare le vele, il vento era di levante con onde grandissime e aria tempestosa. Così forte era la tempesta che tutta la ciurma stava in gran temore. Le notti erano molto lunghe, quella del 7 di aprile fu di quindici ore, perché il sole stava alla fine di Ariete e in questa regione era inverno. Nel bel mezzo della tempesta avvistammo il 7 di aprile una nuova terra, che percorremmo per circa venti leghe, incontrando delle coste selvagge, e non vedemmo in essa nessun porto, ne gente, credo perché il freddo era così intenso che nessuno della flotta poteva sopportarlo. Vedendoci in tale pericolo e tale tempesta, che appena si poteva vedere una nave dall'altra, tanto erano alte le onde, accordammo fare segnali per riunire la flotta e lasciare queste terre per rientrare verso il Portogallo.